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Keep Sweet su Netflix: sesso, pedofilia e abusi nel nome di Dio. Il vero horror dell’anno

La nuova docu-serie Netflix sulla setta poligama mormona che ha attratto a sé migliaia di americani è un pugno allo stomaco di quattro ore. Da non perdere.
A cura di Grazia Sambruna
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Sembra un incubo. A volte quasi la grottesca parodia di un incubo. Invece, è tutto vero. La docu-serie Keep Sweet – Pregare e Obbedire è su Netflix da mercoledì 8 giugno e nelle sue quattro parti, un'ora ciascuna, ridefinisce il concetto di horror con la forza deflagrante di una storia realmente accaduta e che ha segnato gli Stati Uniti d’America per decenni, in pratica fino a ieri l’altro. Una cronaca puntuale, anche grazie ai racconti degli ex adepti e a inediti filmati d’epoca, della setta di ascendenza mormona denominata Chiesa fondamentalista di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (FLDS) dalle origini a oggi. Gli accoliti si erano lasciati convincere che l’Apocalisse stesse per mettere a ferro e fuoco il pianeta Terra e che solo loro, seguendo strettissime regole comportamentali imposte dal guru di riferimento, sarebbero stati risparmiati per volontà divina scampando le fiamme dell'inferno: “Pensavamo ogni secondo che il mondo stesse per finire, poteva succedere in qualsiasi momento. Dovevamo, quindi, farci trovare sempre pronti per l’imminente giudizio di Dio”. 

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“Keep Sweet” (“Rimani dolce”) è lo slogan che Rulof Jeffs, il “primo profeta” fondatore, all’inizio degli anni Ottanta, del culto, indirizzava specificamente alle sue adepte fin dalla più tenera età. E il culto in questione era basato su un paio di dogmi cardine: la poligamia (solo maschile, s’intende) e l’assoluta infallibilità del padre di questa dottrina: “più mogli e figli avrai, più siederai in alto nel Regno dei Cieli”. Se alla donna spettasse poi o meno il Paradiso, non era questione da porre né nessuno trovò mai il tempo di domandarselo: ogni femmina veniva cresciuta con l’idea che la sua unica funzione sarebbe stata quella di coadiuvare l’accesso del proprio consorte alla gloria eterna. Come? Sfornando più prole possibile. Amen.

Nascevano così, famiglie composte da un solo patriarca e una ventina di “mamme” che avevano almeno nove figli a testa. Esistono tuttora persone che contano una sessantina di fratelli e che oggi rivelano come, a un certo punto, si siano pure dovuti sposare con alcuni di loro. Perché? Perché lo decideva il Profeta. E il Profeta non sbaglia mai. Nemmeno quando espropria gli accoliti di ogni bene in loro possesso, dai soldi alle case: “Avrei preferito morire, piuttosto di anche solo pensare che stesse sbagliando. Perché Dio sente pure i pensieri”, raccontano i sopravvissuti all’apocalisse socio-culturale che è stata per moltissimi individui questa setta.

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Un regno del terrore inteso sulle prime come un Eden dagli uomini desidorosi di avventura che vi si recavano spontaneamente con l’idea di aggirare la legge statunitense contro la poligamia e dar accettabile sfogo ai propri istinti. Poi, il brainwashing: “La fine del mondo è vicina, devi cedermi la tua azienda”, “La fine del mondo è vicina, per non sfigurare davanti a Dio, devi cedere tua figlia di 13 anni a questo mio amico ottantacinquenne. Si sposeranno stasera stessa. Ne va della salvezza della tua anima, ricordi?”. Il rito del matrimonio era definito “consegna” e intere cucciolate di bambine, tenute sempre ben alla larga dai libri (che non fossero stati scritti dal “Profeta”) e da una qualsivoglia forma di istruzione scolastica, crescevano sognando il giorno in cui sarebbero state “consegnate”. Fino a che la situazione non peggiorò. 

Con la morte di Rulof Jeffs, per dottrina “immortale” ma la volontà di Dio non si discute, a succedergli è il figlio Warren. Lui non usava dire “Keep Sweet”. Come motto, preferiva “Pray and Obey” fatto incidere a gigantesche lettere sulla facciata della sua abitazione che si stagliava al centro della comunità. Con questo nuovo “profeta”, la poligamia e la pedofilia diventarono ufficialmente sinonimi, ma nessuno osava fare un plissè temendo la dannazione eterna. Un “voglio, posso e comando” di proporzioni bibliche, descritto dalla viva voce di chi quelle angherie e quegli abusi li ha vissuti fin dalla culla. Non c’è testimonianza che non sia agghiacciante. 

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Come sia andata a finire la storia della Chiesa fondamentalista di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (FLDS), sempre ammesso che si sia davvero conclusa, si scopre nel giro di quattro ore dal play. Di certo, questa vicenda ha segnato l’America che, davanti all’inesplicabile orrore, ha scelto di prendere in mano la telecamera: The Handmaid's Tale attinge da qui come anche, a sorpresa, la serie comedy The Unbreakable Kimmy Schmidt. Tornando al catalogo della grande N, dopo Sanpa, con Keep Sweet è nata la nuova Wild Wild Country. Da vedere. Per non passare più sonni tranquilli. La fine del mondo si avvicinerà pure. Ma non sarà mai terrificante quanto la malvagità di certi individui “per bene” che quello stesso mondo lo abitano.

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