Ivana Lotito e il finale di Gomorra: “Con Genny e Ciro, avrei preferito anche la morte di Azzurra”
Il finale di Gomorra ha portato via i personaggi principali, Genny e Ciro, proprio nelle ultime immagini ma ha risparmiato il personaggio di Azzurra, scappata via insieme a suo figlio Pietro. Ma, in realtà, in Gomorra non vince nessuno, neanche Azzurra. Ne abbiamo parlato con la sua straordinaria interprete, Ivana Lotito, nella prima intervista dopo il finale di serie: "Avrei preferito morire, avrei preferito che Azzurra morisse". E sui due personaggi simbolo, morti per mano ignota: "Così doveva essere, è una morte qualunque, la loro. Simbolo di una vita misera, nata già condannata".
Quando hai letto che Genny avrebbe spinto la barca per restare sulla spiaggia a morire con Ciro, cosa hai provato?
Avrei preferito morire, avrei preferito che Azzurra morisse. Non volevo che il mio personaggio gli sopravvivesse, ma la conclusione che ne ho tratto è che così, nella salvezza, si muore. Anche Azzurra ha perso. E quindi, comprendo, che è stato forse il migliore finale.
Colpisce la scelta di non mostrare i volti e le identità delle persone che ammazzano i due protagonisti.
Esatto, questo è il punto. Questi due anti-eroi, Genny e Ciro, alla fine muoiono da soldati semplici, a simbolo di una vita misera, di una vita che nasce condannata alla morte. È una morte qualunque, la loro. Senza alcun tipo di onore.
Ricostruiamo le scelte di Azzurra dell'intera stagione, e in particolare gli ultimi due episodi di Azzurra.
È stata stagione totale. Ogni personaggio attraversa parabole di vita intere che quasi, metaforicamente, definiscono esistenze intere. Azzurra ha perso molto e ha ancora tanto da perdere. Restata sola, deve proteggere suo figlio. Per quanto ritenga che l'artefice di questa solitudine sia stata suo marito, resta comunque legata a lui, profondamente, anche nel dolore. Negli ultimi due episodi, l'allontanamento di Pietro li ha resi ancora più uniti. Scoprono questo tipo nuovo di amore che risorge dalle macerie, ma proprio in quel momento arriva l'ennesima minaccia.
E Azzurra si ritrova a fare la scelta che non avrebbe mai dovuto fare.
E d'altronde è l'unica scelta possibile. Non avrebbe mai voluto che sulla bilancia ci fosse suo marito e suo figlio, il dubbio più crudele per un essere umano, ma l'unica risposta è scegliere suo figlio. Questa cosa però non mette in discussione l'amore che Azzurra prova per Genny, che infatti ha capito quello che ha fatto Azzurra.
È stato determinante l'innesto di Ciro per le scelte di Azzurra.
Ciro conosce i punti deboli di Azzurra, sa che è una scelta crudele e sa benissimo che la sua sarà una scelta sofferta, ma ovvia. In più, nella sua macchinazione, vuole che Azzurra e Genny provino le stesse cose che ha provato lui. Vuole trasformarli in quello che è sempre stato lui. È una sfida anche filosofica: si vuole condividere l'unica vita possibile in questo sistema. L'unica vita possibile è la guerra.
Che idea lascia rispetto agli stereotipi del mondo femminile, questa serie?
Credo che il problema dello stereotipo sia stato naturalmente scavalcato, perché si esplora il mondo femminile in quanto essere umano. È stata tenuta fede a una realtà di un mondo in cui le donne debbano necessariamente stare un passo indietro, eseguendo la volontà di un sistema patriarcale, questo sì. Ci sono state, però, donne di ogni tipologia ed è stato dimostrato in tutte le stagioni che qualunque ruolo affidato a una donna, anche di secondo piano, può determinare condizioni pericolose, decisive, efferate, efficaci quanto un'azione commessa da un uomo. Per alcuni casi, tutto anche in maggiore potenza, contribuendo in un certo senso a un concetto di parità all'interno dell'universo di Gomorra.
Qual è stato il momento più intenso e quale quello più difficile, durante le riprese?
Per me, le scene più difficili da girare sono quelle poco chiare, quelle che non definiscono un personaggio nella sua totalità, per cui io ho sofferto molto più all'inizio del mio percorso, rispetto invece al finale. Nelle mie primissime scene, mi sentivo un po' in crisi proprio perché non c'era un peso specifico netto della mia personalità. Nella seconda parte, con la mia identità di madre, mi sono sentita molto più sicura e ho sentito di poter dare spazio e motivazione ai dolori di Azzurra.
Una scena in particolare che ti ha lasciato tanto?
Io mi sento ancora nella cameretta di Pietro con Genny, dove siamo io e lui che proviamo ancora a restare vicini, nonostante tutto. E poi un'altra ancora.
Quale?
Il finale del nono episodio, quando prendo coscienza di scegliere Pietro e non Genny. C'era Marco (D'Amore, ndr) alla regia e abbiamo girato tutta la sequenza con il sottofondo della canzone di Mokadelic ("Doomed to live", il brano portante, ndr) e lì mi è passata davvero tutta la vita davanti.