Molto prima che telenovelas, soap opere e serie tv stregassero i telespettatori, a far sognare il grande pubblico ci pensavano i feuilleton. Questi romanzi d'appendice, pubblicati a puntate su quotidiani o riviste, riuscivano a tenere con il fiato sospeso i lettori, avidi di scoprire il finale di storie al cardiopalma, condite da intrighi amorosi, tradimenti e complotti. Tra i più celebri c'è il conte di Montecristo, scritto da Alexander Dumas (in collaborazione con Auguste Maquet) e pubblicato nel 1844. Oggi, a più di 180 anni di distanza, la forza magnetica dell'opera continua a vivere nella miniserie Rai1, che ha conquistato oltre 5 milioni di telespettatori. E chissà se a unire un pubblico così lontano nelle epoche, non ci sia stata la stessa impazienza: nell'800 in trepida attesa per la nuova puntata da leggere, nel 2025 per l’ultimo episodio da seguire in prima serata o da recuperare in streaming.
Viene da chiedersi se Dumas avrebbe apprezzato Sam Claflin nei panni del suo Edmond Dantès ma, a naso, possiamo dire che gli sguardi taglienti e la freddezza calcolatrice che porta sul piccolo schermo sono più che convincenti. Al di là dei talentuosi interpreti come Jeremy Irons, Michele Riondino, Lino Guanciale, Ana Giradot, Gabriella Pession e Nicolas Maupas, perché la storia del marinaio marsigliese riesce a far toccare punte del 31.36% di share? Un risultato celebrato anche da Antonella Clerici nella puntata di È sempre mezzogiorno del 28 gennaio: "Io sono pazza del conte di Montecristo, è un feuilleton pazzesco".
La storia ruota intorno al desiderio di vendetta del protagonista che, dopo interminabili anni di immeritata prigionia, decide di farla pagare a chi ha tramato contro di lui. Cosa c'è di più universale di un tale sentimento? Una volontà che si intreccia con la sete di giustizia, giustificando agli occhi dello spettatore azioni che si svolgono in un confine grigio. E diciamolo, che grande soddisfazione nel vedere che alla fine ognuno ottiene ciò che si merita. La frase dell'abate Faria "devi stare attento Edmond, quando si prepara la vendetta è meglio scavare prima la propria fossa" diventa, però, un involontario "spoiler", perché episodio dopo episodio, Dantès non è più se stesso, ma si trasforma definitivamente nel conte, un uomo che scegliendo la vendetta finisce per perdere qualche parte di sé. Non è solo questo desiderio atavico ad affascinare il pubblico, ma anche l'altra forza ancestrale che da sempre, e per sempre, guida l'umanità: l'amore. È il legame con la sua Mercedes a tenerlo in vita quando è rinchiuso nelle segrete del Castello d'If, un'energia così potente da far passare in secondo piano fame e dolore. Dai feuilleton alle serie tv, non importa l’anno, il secolo o il mezzo di fruizione, quando le storie sono in grado di offrire emozioni di tale calibro, l'interesse del pubblico e lo share clamoroso saranno sempre garantiti.