L'algoritmo consiglia Glass Onion – Knives Out. Saprete certamente di cosa stiamo parlando: è il nuovo film di Netflix, pompato di grandi attori come gli steroidi anabolizzanti per uno scriteriato bodybuilder. Solo che gli steroidi, alla lunga, fanno male al fegato. E infatti. Siamo di fronte al classico film stupido che, complici le festività natalizie, tutti guardiamo anche se, alla fine della fiera, ci ritroviamo a chiederci: cosa abbiamo visto? Il film, che dura in tutto 140 minuti, per la verità vi porterà più volte a chiedervelo mentre sarete distratti dai bellissimi completi sfoggiati da Daniel Craig, nei panni del detective più bravo del mondo Benoit Blanc, o dai bikini sfolgoranti di Kate Hudson e Madelyn Cline. O da tutte le volte che direte: Dio, ma quanto s'è fatto vecchio Edward Norton?, deprimendovi a vostra volta pensando a Fight Club e a tutto il tempo che è passato dalla prima volta che lo avete visto.
Glass Onion – Knives Out non è un giallo, ma in realtà è la sua nemesi. È chiaro il motivo per cui Rian Johnson, creatore della saga e grandissimo esperto della materia, ha cercato in tutti i modi di distanziare il primo capitolo da questo, questionando con la produzione per non avere riferimenti al titolo precedente. Invece, guarda un po', si è scoperto che Netflix aveva speso 40 milioni di dollari – tagliando fuori Prime Video e tutti gli altri – proprio per avere la sicurezza di un franchise grosso così (terzo capitolo compreso). Forse, in questo retroscena, c'è la chiave di tutto.
La trama è presto detta. A una serie di persone, le più diverse possibili, arriva un misterioso e complicato rebus contenente un invito da parte del supermiliardario hi-tech Miles, interpretato da Edward Norton. Uno a uno, compreso il detective Blanc – che però Miles non ha invitato – si ritrovano su quest'isola per partecipare a una ‘cena con delitto' messa in atto da questo fantomatico pagliaccio a metà tra Mark Zuckerberg, Jeff Bezos e Elon Musk (anche qui: la satira sui miliardari del tech comincia un po' a stancare. E non è un caso, per esempio, se un anno fa ci trovavamo a dire più o meno le stesse cose su Don't Look Up).
I partecipanti al gioco sono una massa di stronzi egoriferiti: c'è Duke, twitcher misogino e fascistello, intepretato da Dave Bautista; c'è Claire, la politica corrotta e ammanigliata interpretata da Katheryn Hahn (che abbiamo apprezzato qualche anno fa per WandaVision); c'è Whiskey, una modella un po' fuori di testa interpretata da Madelyn Claire); c'è Birdie (Kate Hudson), stilista in cerca d'autore più la sua assistente Peg (Jessica Henwick). Chiudono il quadro il socio del miliardario, Lionel (Leslie Odom Jr.) e la ex socia Andi (Janelle Monae), che sin da subito sembra avere più di una cosa da nascondere. Quando il morto ci scappa davvero, l'indagine ha inizio.
Ora: la struttura à la Agatha Christie è abbastanza chiara, ma Rian Johnson la rovescia mettendo in campo una serie di elementi, anche demenziali, che finiscono per avere l'effetto di disorientare anche lo spettatore più attento. Il gioco, infatti, riesce. Alla fine del film, siamo grati del fatto che le sale siano tornate a essere esclusivamente un ritrovo per coppie clandestine e così, nella meschinità del nostro privato, schiacciamo il pollice verso al contenuto della piattaforma sperando che l'algoritmo non commetta più errori così grossolani.