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Il “gioco sporco” di Harry e Meghan: far rumore senza scandali per vendicarsi della stampa

I primi tre episodi della serie Netflix su Harry e Meghan sono fitti di dettagli ancora troppo velati. La sensazione è che abbiano voluto incassare una presunta vittoria nell’eterna battaglia contro la stampa, imponendosi nell’immaginario comune come candidi, romantici, ribelli eroi moderni. Prendendosi gioco della stampa scandalistica, senza darci in fondo nessuno scandalo.
A cura di Giulia Turco
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Abbiamo divorato la prima parte della docu-serie Netflix Harry e Meghan, con la foga di saziare l’appetito sulla coppia più discussa dai tabloid britannici dell’era contemporanea. Come inizia la frequentazione tra un’attrice americana e un lontano principe inglese? Chi ha fatto la spia sulla loro relazione segreta? La Royal Family è davvero colpevole di un clima di ostilità nei loro confronti, tanto da spingerli alla fuga? Chi, tra i membri reali, è accusabile di razzismo?

Ingordi di dettagli, siamo rimasti a bocca asciutta. Complice l’intervista rivelazione ad Opera Winfrey del 2021, Harry e Meghan ci hanno promesso “un documentario approfondito e senza precedenti”, che raccontasse la loro verità sul caso che ha stravolto la storia della famiglia reale. Eppure i primi tre episodi sono fitti di accuse velate, più che in passato, contro un sistema nel quale si fatica a definire i diretti responsabili.

Il romanticismo che condisce i primi capitoli della loro storia d’amore ci porta a normalizzare Harry e Meghan come una coppia comune, ma al tempo stesso offusca le nostre intenzioni primarie: conoscere i dettagli di una frequentazione che non ha avuto nulla di comune sin dal primo giorno.

Viene da chiedersi quale sia l’obiettivo della coppia, che dal 2020 porta avanti un progetto di produzione tv abilmente orchestrato da Netflix. Creare hype per la seconda stagione? Spingerci a leggere l’attesissima autobiografia di Harry che sarà forse, come promesso, una bomba ad orologeria?

Per quanto visto finora, la sensazione è che Harry e Meghan abbiano voluto incassare una presunta vittoria nell’eterna battaglia contro la stampa, quella che ha segnato l’intera vita del principe, cantando la storia a modo loro e imponendosi nell’immaginario comune come sinceri, romantici, ribelli eroi moderni. Prendendosi gioco della stampa scandalistica, senza darci in fondo nessuno scandalo.

(Frame dal trailer Netflix 'Harry&Meghan')
(Frame dal trailer Netflix ‘Harry&Meghan')

La guerra di Harry e Meghan contro la stampa britannica

"Il cacciatore contro la preda". È così che Harry definisce la relazione tra la stampa e Meghan Markle. Il vero nemico della coppia sono le testate giornalistiche. In questa feroce battaglia la famiglia reale avrebbe avuto la colpa di eclissarsi, spingendoli a tacere. “Tutti i palazzi reali hanno degli uffici stampa che si premurano che le notizie siano il più possibile positive”, viene spiegato sin dal primo episodio. “Dal palazzo ci dicevano di non dire niente”. Ma da chi arrivavano queste richieste?

Harry ammette di aver capito le reali conseguenze della loro relazione pubblica solo quando subentrano le voci sulle origini afroamericane di Meghan. “Nella prima settimana in cui diventò di dominio pubblico, il primo titolo fu La nuova ragazza di Harry viene direttamente dal ghetto” (Daily Mail). Il dito è costantemente puntato contro la stampa, meno sulla famiglia reale che risulta complice. Le redazioni giornalistiche sono rappresentate come un mercato di uomini bianchi "che decidono il destino di una donna nera come facile preda". Ancora una volta il colpevole è l'establishment, in maniera davvero troppo generica.

La solitudine psicologica di Harry e la totale assenza di Carlo

Harry definisce "le attenzioni e la compassione" di Meghan Markle molto simili a quelle della principessa del Galles, portandoci dentro alle sue paure più remote, quelle che la storia potesse ripetersi. “Vedere un’altra donna che amo dover subire un’altra volta quella ferocia è dura”. In questo meccanismo perpetuo, Harry parla di una straziante solitudine psicologica destinata a ripetersi.

La prima volta, quando da ragazzino dice di non aver avuto alcun supporto nell'affrontare il lutto, costretto a sorridere davanti alle folle e mai difeso da fotografi e giornalisti che si accaniva contro il suo stile di vita "ribelle". In tutto questo, il ruolo del padre Carlo non viene mai chiarito né menzionato. La seconda, con Meghan Markle. Non passano inosservate le presunte frecciatine, forse indirizzate al fratello William? “Alcuni membri della mia famiglia dicevano: mia moglie ha dovuto subirlo, perché la tua ragazza dovrebbe essere trattata diversamente? Perché dovrebbe essere protetta? E io dicevo: la differenza è l’elemento razziale”.

I dettagli mancanti sulla loro storia d'amore

Infine, tutti i dettagli sulla loro storia d'amore restano abbozzati. Harry e Meghan si sono conosciuti su Instagram, tramite un amico in comune che avrebbe postato uno scatto insieme a Markle, saltato all'occhio del principe Harry. Una versione fin troppo banale e frettolosa per convincerci.

Morivamo dalla curiosità di sapere anche di come Meghan sia riuscita ad infiltrarsi a Palazzo per vivere la sua ‘secret love story' col principe, ma anche questa gioia ci è stata negata. “Farle passare i controlli a Kensinghton Palace era un rischio, perché la gente parla. Non si tratta di chi ti fidi tu, si tratta di chi si fidano loro, è così che funziona”, si è limitato a dire Harry.

Il loro presunto ruolo di prede è ben chiaro anche se, per non sfociare nel vittimismo, molte affermazioni vengono attribuite a terzi. “Vivono in una gabbia dorata. Hanno davvero poca autonomia quando si tratta di scegliere il loro futuro”, le parole di Robert Hazell, autore de ‘Il ruolo della monarchia nella democrazia moderna'. Sui carnefici, però, resta ancora troppo spazio alle interpretazioni. Siamo al punto di prima, ad interrogarci su quel "gioco sporco", del quale conosciamo in fondo pochi dettagli.

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Giornalista professionista, bolognese classe 1994. Dopo il Master in Giornalismo, approdo nella redazione romana del Tg5. A Milano svolgo l'attività di reporter per l'agenzia video Alanews, mentre a Napoli entro a far parte della redazione di Fanpage.it, dove dal 2019 mi occupo di Spettacolo, seguendo le sfide dell'intrattenimento dalla tv alle nuove piattaforme digitali.
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