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I familiari delle vittime di Dahmer contro la serie, Ryan Murphy: “Cercati, non hanno risposto”

“Abbiamo cercato almeno 20 dei parenti delle vittime ma non ci hanno risposto”, così Ryan Murphy replica alle critiche di chi lo ha accusato di avere strumentalizzato il dolore dei familiari delle persone uccise dal cannibale di Milwaukee.
A cura di Stefania Rocco
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Ryan Murphy, creatore della serie Netflix Dahmer – Monster: The Jeffrey Dahmer Story, replica alle critiche di chi lo ha accusato di avere sfruttato il dolore dei familiari delle vittime del cannibale di Milwaukee per fare intrattenimento e lucrare su una vicenda particolarmente dolorosa per tutte le persone coinvolte, obbligandole a rivivere il dramma. A distanza di qualche settimana dallo sbarco su Netflix, Murphy spiega di avere tentato più volte di mettersi in contatto con i parenti delle vittime di Dahmer, senza successo. Da qui la scelta di girare la serie affidandosi solo al lavoro di ricerca dei suoi collaboratori.

Ryan Murphy: “Ci siamo affidati ai nostri ricercatori”

Durante la partecipazione a un evento tenutosi giovedì al DGA Theatre di Los Angeles, Murphy ha deciso di rispondere alle critiche che gli sono state mosse. “È qualcosa sulla quale abbiamo lavorato molto a lungo. E ovviamente nei tre anni, tre anni e mezzo che abbiamo passato a scriverla, a lavoraci sopra, abbiamo contattato circa venti dei parenti delle vittime e anche loro amici per cercare di avere il loro input ma non c'è stata una singola persona che ci abbia risposto”, ha dichiarato il creatore della serie, “Così ci siano basati il più possibile sullo straordinario lavoro fatto dai nostri ricercatori… Non so nemmeno come abbiano fatto a trovare tutta quella roba. Ma è stato uno sforzo giorno e notte per scoprire la verità su queste persone”. Murphy e il regista Paris Barclay hanno spiegato di avere lavorato alla serie mossi dall’intento di rendere le vittime di Dahmer “più che semplici statistiche”.

Le critiche dei familiari delle vittime di Dahmer

Non sono d’accordo coloro che la tragedia del cannibale di Milwaukee l’hanno vissuta sulla propria pelle. Rita Isbell, sorella del 19enne Errol Lindsey, ucciso da Dehmer, ha pubblicato un testo su Insider in cui si è detta infastidita e rattristata dalla scelta di “fare soldi su questa vicenda”. Ha aggiunto di non essere mai stata contattata: “Penso che Netflix avrebbe dovuto chiederci come ci sentissimo sapendo che sarebbe stato realizzato”. Shirley Hughes, il cui figlio Tony Hughes è stato ucciso da Dahmer, ha detto: “Non capisco come possano farlo, come possano usare i nostri nomi e pubblicare queste cose”.

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