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Opinioni

Guida astrologica per cuori infranti farebbe assopire pure Paolo Fox

La seconda stagione di Guida astrologica per cuori infranti è su Netflix e riesce nella mastodontica impresa di essere ancor più soporifera della prima. I piccoli imprevisti di cuore della protagonista Alice, in costante cosplay da New Girl, vengono raccontati in nome della leggerezza. Eppure non riescono a fare centro. Ecco perché.
A cura di Grazia Sambruna
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Come mai leggere l’oroscopo ogni mattina? C’è ancora gente che lo fa? Tali interrogativi non pretendono di avere risposte certe e definitive o, nondimeno, sensate. Esattamente come la prossima questione che siamo a sottoporvi: perché Guida astrologica per cuori infranti, la cui seconda stagione è da poco a piede libero su Netflix, è riuscita ad approdare sulla piattaforma streaming della grande N? E ci è riuscita per ben due volte? Tratta dall’omonimo best seller – tradotto in 15 Paesi! – dell’autrice Silvia Zucca, la storia, almeno quella scritta su carta, pare sia costellata di sagace ironia atta ad affrontare i risibili guaietti sentimentali della protagonista, Alice Bassi (Claudia Gusmano), al lavoro nella redazione di un infinitesimale canale locale piemontese.

Ecco, se i risibili guaietti sentimentali della nostra (non) eroina restano, quella “sagace ironia” del romanzo deve aver avuto Saturno contro nel momento della stesura dei copioni: non ve n’è infatti traccia da nessuna parte nel girato. Questo è solamente uno dei motivi per cui Guida astrologica per cuori infranti, più che a una romantica serie televisiva, somigli a uno sghembo live action dell’anime Piccoli problemi di cuore (con protagonisti baldi italioti 30-40enni però). L’umile certezza che sentiamo di possedere a fine visione, dunque, è la seguente: farebbe assopire pure Paolo Fox. Questa volta, traslitterando le stellari parole dello zodiacal Vate Rai, non verificateci: credeteci e basta.

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Le due stagioni della serie si compongono, viva l’estro, di dodici episodi. Il fulcro della cosiddetta trama è la già citata Alice Bassi. Bene, partiamo da lei: la nostra si lascia contagiare dalla passione per l’astrologia da un nuovo amico, Tio (Lorenzo Adorni), e da lì ne sviluppa una sorta di compulsione ossessiva: fa largo all’interpretazione dei segni all’interno della sua vita lavorativa (proponendo alla rete un dating show basato sullo zodiaco), prima di valutare un’uscita romantica, passa intere nottate a guardare le stelle in spasmodica ricerca di presagi (in)fausti. Di più, quando la sua migliore amica le confessa, pur dolorosamente, di essere rimasta incinta, la Bassi giuliva prorompe in visibilio: “Possiamo fare la carta astrale del bambino”.

Insomma, una completa mentecatta. Nel mentre, gli uomini che pur attira sono tra il fesso e il malandrino, cosa che potrebbe farle sorgere il dubbio che “seconda stella a destra, questo è il cammino”, possa non essere la strada giusta per trovare l’amore. Ma no, sia mai, Alice, perennemente in snervante cosplay da Zooey Deschanel di New Girl, continua a credere, nonostante ogni evidenza, che saranno i pianeti a farle trovare il suo Cavaliere dello Zodiaco. E, se non funziona, sicuramente deve esserci qualcosa che lei ha frainteso. Perché le stelle non sbagliano mai. In buona sostanza, di episodio in episodio, assistiamo al progressivo sviluppo di una relazione tossica tra lei e ciò che gli astri le “comandano”. Bella roba.

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Come se Emily in Paris non ci avesse già dimostrato che la location non fa una (bella) serie, nella seconda stagione, Alice e le sue stelle trasmigrano da Torino a Parigi, per un viaggio “di lavoro” con sottotrama ovviamente sentimentale. Lode all’ufficio casting per la scelta di Michele Rosiello nei panni del capo della Bassi, Davide Sardi. Affascinante all’inverosimile, in pochi gli chiederebbero segno zodiacale, ascendente e patente di guida nautica prima di innamorarsene alla follia e, infatti, la (non) relazione tra lui e Alice fa da fil rouge per tutti e dodici gli episodi. Un po’ pochino? Un po’ pochino sì, se mettiamo sulla bilancia – non zodiacale – gli sciattissimi dialoghi che di scena in scena dovrebbero rendere allo spettatore l’idea che i due si stiano innamorando l’uno dell’altra. Ve ne riportiamo un picco di potenza: seduti su una panchina parigina lui, sguardo meditabondo, s’illumina in un profondissimo: “Sai, mi chiedo sempre che vita facciano le persone che si intravedono dietro le finestre delle case…”. Lei tace, ammirandolo di sottecchi, per la soverchia intensità di cotanta fabiovolata. Insomma, sarebbero davvero una bellissima coppia: a entrambi manca solo la parola. 

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Riguardo a questa Guida astrologica per cuori infranti, sentirete parlare di “leggerezza”, “romanticismo”, “serie scacciapensieri”. Termini frammisti a tutti quei tipi di dolorose perifrasi che in genere si usano per non dire esplicitamente ciò che il ragionier Ugo Fantozzi gridò negli anni Settanta davanti alla Corazzata Potemkin. Un po’ come quando, nelle recensioni delle canzoni di Sanremo, si legge “molto radiofonica” o anche “piacerà ai giovani”. Stesso meccanismo. Se la vostra carta astrale dovesse mai condurvi su Netflix una di queste sere e magari proprio davanti al titolo che stiamo qui per voi vessando , forse fareste meglio a uscire a rimirar le stelle (quelle vere). Che la “leggerezza”, così intesa, non è ciò che il pubblico va cercando on demand, ma, molto più spesso, solo il sinonimico vezzeggiativo di una pratica tanto sciagurata quanto oramai invalsa tra gli sceneggiatori: la puntuale e programmatica pigrizia nella scrittura. E no, non è colpa delle stelle. F4.

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Sto scrivendo. Perennemente in attesa che il sollevamento di questioni venga riconosciuto come disciplina olimpica.
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