Gomorra La Serie 10 anni dopo, Saviano: “Ha raccontato la realtà che nessuno voleva affrontare”
Sono trascorsi 10 anni dalla prima messa in onda di Gomorra – La Serie, il prodotto Sky che ha stravolto le logiche e i linguaggi della serialità italiana nel 2014, rappresentando un vero e proprio spartiacque per lo stile narrativo. Roberto Saviano racconta a Fanpage.it in una puntata della sua rubrica "My Way" la genesi di quella serie, le difficoltà realizzative in fase, ma la motivazione che stava alla base di un'operazione che, al pari del romanzo uscito otto anni prima, si poneva espressamente l'obiettivo di cambiare le regole del gioco "raccontando il male dalla parte del male".
Il racconto del male dal punto di vista del male
"‘Nessuno capirà, sembra arabo', dicevano mentre , credendo che la gente avrebbe cambiato canale". Saviano racconta dei primi effetti: "Il risultato fu incredibile, non solo in Italia ma nel mondo. Volevamo raccontare il male dal punto di vista del male". E poi i nuovi canoni del racconto, gli attori che per la prima volta iniziano a recitare parlandosi a volto ravvicinato, la rivoluzione stilistica che quel prodotto ha rappresentato, oltre al peso sulla narrazione e l'estetica di Napoli (tema affrontato in modo più approfondito in questa intervista) e le polemiche per la fascinazione del male e la presunta cattiva ricaduta sulla reputazione della città: "Se avessimo messo la schifezza in faccia a questa città, oggi non sarebbe una di quelle con la maggiore capacità attrattiva a livello turistico in Italia". E aggiunge:
Questa serie rappresentava una realtà che la maggior parte delle persone non voleva affrontare, nascondeva con la scusa di voler parlare del bello. La scusa della bellezza legittimava l'omertà. Quando la realtà è venuta fuori, invece di riconoscere la propria fallacia, codardia, mediocrità, si attaccava chi aveva acceso la luce.
Napoli come quinta per raccontare il potere
Saviano parla dei primi risultati ottenuti, dell'ansia che precedeva la messa in onda della serie in quel giorno di metà maggio del 204: "Il risultato fu inaspettato, ma io con un po' di arroganza dico che ero certo Napoli avesse smesso di essere Napoli, cioè era un mondo, il mondo attraverso Napoli. Non stavamo raccontando Napoli al mondo ma il contrario, Napoli era diventata una quinta per raccontare il potere".