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Gianrico Carofiglio: “Tra libro e serie de Il metodo Fenoglio non c’è confronto. Guerrieri tornerà in tv”

Gianrico Carofiglio spiega a Fanpage.it perché chi ha letto i suoi libri deve dimenticarli prima di vedere la serie tv di RaiUno Il metodo Fenoglio con Alessio Boni: “Sono due cose diverse ed è giusto che sia così”. Un nuovo libro in arrivo e due possibili trasposizioni cinematografiche: Le tre del mattino e Il silenzio dell’onda potrebbero diventare dei film.
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Il maresciallo Pietro Fenoglio dai libri di Gianrico Carofiglio è sbarcato su RaiUno con il volto di Alessio Boni. La serie tv ‘Il metodo Fenoglio‘ ripercorre la trilogia letteraria dello scrittore barese (dove ambienta anche le sue storie), che in una lunga intervista a Fanpage.it spiega perché secondo lui è un buon prodotto, "anche se non può e non deve essere uguale ai libri". Poi annuncia che arriverà sul piccolo schermo anche un altro personaggio frutto della sua penna: l'avvocato Guido Guerrieri, su cui sta scrivendo anche un altro romanzo ("forse l'ultimo"). E Carofiglio non nasconde che vorrebbe anche il grande schermo per un altro suo libro.

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Le piace la trasposizione televisiva del suo Fenoglio?

Va fatta una premessa, per me fondamentale. Se un autore di libri accetta di cedere i diritti per trasposizioni cinematografiche o televisive deve accettare l’idea che queste – per quanto buone – saranno una cosa diversa dai romanzi. Se si aspetta che siano come i suoi romanzi ha un’aspettativa irrealistica, che sarà delusa. Ma aggiungo che non è neanche auspicabile che un film o una serie sia uguale al testo da cui è tratta, perché sono linguaggi diversi. Fatta questa premessa, secondo me è un ottimo prodotto televisivo, perché ha cercato di rendere lo spirito del personaggio e di replicare il realismo e la plausibilità dei romanzi. Per me non è un fatto insignificante.

Perché?

Perché ho fatto quel mestiere: ho fatto il Pubblico ministero e mi sono occupato esattamente di quel genere di storie. Quindi non era ipotizzabile che in una serie tratta dai miei romanzi ci fossero implausibilità che spesso si ritrovano nei film. Da questo punto vista trovo che ci sia un eccellente realismo, un buon racconto di atmosfera e dell’epoca.

Fenoglio non voleva fare il carabiniere ma lo scrittore. È corretto dire che trova nell’aspetto letterario delle sue indagini la passione per il suo lavoro?

Non so se direi l’aspetto letterario. Direi certamente la sfida intellettuale e la possibilità di applicare al lavoro investigativo categorie, anche culturali, che normalmente non vengono applicate a quel lavoro. Si è detto più volte che il personaggio di Fenoglio è una sorta di eroe del dubbio metodico. Ed è un’affermazione su cui sono d’accordo: è una delle chiavi di scrittura di quel personaggio. E il dubbio metodico è qualcosa che viene dalla dimestichezza con le letture, con la pluralità dei punti di vista. In questo senso certamente questo personaggio riversa nel suo lavoro investigativo, che chiaramente ama, tutto un patrimonio di cultura e di riflessioni. Ha una sorta di architrave di metodo che gli viene da queste passioni.

A proposito della sua carriera da magistrato, Fenoglio è ispirato a qualcuno che lei ha conosciuto?

Direttamente a nessuno. Ci sono alcuni dettagli, aspetti e modi di procedere in cui il personaggio si nutre anche di persone del mondo reale, ma niente di più. Diciamo che Fenoglio corrisponde parecchio alla mia idea di come dovrebbe essere un bravo investigatore.

Fenoglio però condivide con lei un aspetto: il desiderio di fare letteratura, anche se poi si ritrova, come lei, a fare un altro mestiere.

Questa mi sembra una lettura lineare e corretta. Come alcuni spunti del personaggio provengono da incontri con altre persone, così questi elementi sono di tipo autobiografico.

E l’interpretazione di Alessio Boni la reputa rispondente al suo immaginario?

È diverso, ma è normale che sia così. Alessio Boni, così come il resto del cast, si è preso lo spazio che doveva prendersi. Non riesco a immaginare la possibilità che qualsiasi attore potesse essere totalmente corrispondente al personaggio dei libri. Peraltro io non immagino  il volto dei personaggi dei miei libri, se non in casi rarissimi. E la fisicità di Boni non è molto diversa da quella che potevo essermi immaginato.

Non è la prima volta che dai suoi libri viene tratta una serie tv: su Canale 5 nel 2007 toccò all'avvocato Guerrieri, ma furono fatte soltanto due puntate e poi fu chiusa. Come mai?

Non è stato un grande successo quella serie. Un errore di fondo, sul quale avevo anche cercato di attirare l’attenzione del produttore, era l’ambientazione. I romanzi di Guerrieri hanno uno sfondo metropolitano: Bari non è una città grande, ma non è neanche una città piccola. E Guerrieri è un personaggio metropolitano: la notte che lui frequenta è tipica delle condizioni di una metropoli, con tutte le sue contraddizioni. E lì, per ragioni produttive, hanno voluto ambientarla in un paese, anche se un paese grande come Trani. Secondo me quello è stato l’errore principale che ha tolto un pezzo fondamentale alle storie e al personaggio.

Gli si potrebbe dare un'altra possibilità oggi?

Probabilmente molto presto ci sarà una nuova serie tratta dai romanzi di Guerrieri, con un taglio più corrispondente allo spirito delle storie e dei personaggi. Diciamo che questa è un’ipotesi abbastanza concreta e a breve si sapranno notizie più precise.

A proposito di Guido Guerrieri: sarebbe corretto definirlo il suo alter ego letterario?

Tutti i miei personaggi sono miei alter ego. Certo che Guerrieri ha una serie di caratteristiche, anagrafiche, di aspetto immaginato dai lettori, perché io non l’ho mai descritto (sia chiaro) e di gusti letterari e musicali che sono abbastanza vicini ai miei. Uno scrittore, se scrive onestamente, ha sempre qualche forma di dimensione autobiografica nei suoi personaggi. E Guerrieri è quello che assomiglia di più al suo autore. O viceversa, perché a un certo punto succede anche quello.

E invece di quale dei suoi romanzi che non appartengo a nessuna saga le piacerebbe vedere una trasposizione cinematografica?

C’è un progetto in essere da tempo per Le tre del mattino e da poco si sta parlando anche dell’ipotesi di trasformare in film Il silenzio dell’onda. Il primo è più avanzato, il secondo è ancora in una fase introduttiva.

Ne La versione di Fenoglio, lui dialoga con un giovane studente di giurisprudenza. Quel ragazzo è Guerrieri, Carofiglio o entrambi?

È un mio vecchio tema narrativo far parlare i personaggi con il proprio alter ego più giovane. C’è ne La versione di Fenoglio, nel racconto La forma delle nuvole e anche nel romanzo che sto scrivendo adesso, che sarà il prossimo (forse l’ultimo, non lo so) con protagonista Guerrieri. Diciamo che mi piace raccontare il tema del dialogo fra personaggi che, in realtà, sono lo stesso personaggio in età diversa della vita.

I suoi personaggi sono persone che definiremmo “di successo”, ma la sensazione è che si sentano comunque sconfitti dalla vita.

Questo è certamente vero per Guerrieri. Io volevo raccontare quel personaggio evitando lo stereotipo dell’avvocato palesemente fallito a cui poi capita il processo che gli cambia la vita, perché volevo una storia realistica. Ma una delle cifre stilistiche di Guerrieri è che un avvocato di successo, bravo, socialmente e professionalmente affermato, che però ha dentro questo senso di inadeguatezza e di sconfitta.

Succede solo con Guerrieri?

No, altri personaggi sono sconfitti veramente: Penelope è una donna devastata dalla vita, gravemente sconfitta per via di suoi errori personali. Ma anche il protagonista de Il bordo vertiginoso delle cose è uno sconfitto. In generale credo che siano più interessanti gli sconfitti da raccontare. Però non in modo bidimensionale. È per questo che Guerrieri ha questa pluralità di aspetti.

Dai suoi libri traspare anche che lei sia molto severo con se stesso.

Ha ragione, è vero. Ed è proprio il tema dell’ultimo romanzo che sto scrivendo: uno psicanalista dirà a Guerrieri che non bisognerebbe essere spietati con se stessi. È un tema centrale nei miei libri e, probabilmente, anche nella mia vita.

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