Nella visione di un film o una serie tv, c’è forse qualcosa che possa dare più fastidio dei cliché? Quell’impressione che sia tutto scontato, prevedibile, in cui i luoghi comuni si ripetano ad oltranza? Forse niente di più irritante, eppure in una serie come Emily in Paris 4, la presenza dei cliché è pressoché inevitabile. Ma, mai come in questo caso, ne alimenta più che giustamente il successo. Gli ultimi episodi della nota serie con protagonista Lily Collins, arrivati su Netflix il 12 settembre, saltano da uno stereotipo all’altro, ma a lungo andare, invece che infastidire, il racconto diventa godibile, seppur con qualche pecca che si trascina sin dalla prima stagione.
Bisogna pur dire, però, che il bello di una serie come Emily in Paris è che non vuole essere niente di diverso da quello che é: una rom-com, condita da feste lussureggianti, alta moda, luoghi incantevoli in cui indossare vestiti mozzafiato e tanta, tantissima leggerezza. Che, diciamocelo, ogni tanto non guasta.
Chi ha visto la prima parte della quarta stagione ed era pronto ad esultare per l’amore tra Emily e Gabriel, una volta visti gli episodi conclusivi di questo quarto capitolo, forse, potrebbe cambiare idea. In fatto di esperienze amorose, la deliziosa Lily Collins aveva dato filo da torcere ai fan. L’incontro con Alfie avrebbe potuto far volgere la storia in un’altra direzione, ma se è vero che al cuore non si comanda, e certe volte al palato pure, l’ombra di Gabriel con la sua casacca da chef, non ha mai smesso di fare capolino nella mente della protagonista. E nemmeno in quella della sua ex, Camille, che fa di tutto per riprendersi quello che era suo. E anche della giovane e sveglia figliastra di Sylvie, appena arrivata in città e pronta alla conquista.
Tra un lavoro e l’altro, sempre più sfarzoso, elegante, lussuoso, le giornate parigine scorrono frenetiche, lasciando spazio ad uno scorcio romantico della Tour Eiffel, un’occhiata alla Senna (senza bagno, mi raccomando), una passeggiata a Montmartre o al Sacro Cuore. Insomma, cliché parigini a vagonate, sebbene guardando a ritroso siano stati decisamente ridimensionati. (C’è una scena, tra l’altro, in cui ne sono talmente consapevoli, che sono loro stessi a dirselo. Viva l’onestà!).
Parigi, è sempre Parigi, c’è poco da obiettare. Ma se c'è qualcosa di bello nei cliché è poterli smantellare, uno ad uno. Se con la capitale francese non è così immediato farlo, con gli episodi girati a Roma, gli italiani avranno un bel po’ da ridire.
La città eterna, al pari di Parigi, è ritratta nella sua bellezza malinconica, con i suoi monumenti, le strade del centro, quella luce serale inconfondibile che rende Roma un cosiddetto “set a cielo aperto”. Eppure, anche qui, luoghi comuni come se piovesse. Cibo a volontà, tavolate bucoliche, coppie che litigano per strada con toni di voce decisamente troppo alti, una vespa che scivola per la città come in Vacanze Romane (perché il riferimento è senza dubbio quello), l’immancabile Fontana di Trevi con le monetine da lanciare. D’altronde, il personaggio interpretato da Eugenio Franceschini si chiama Marcello, e anche qui il cliché è servito.
Se non è l’altro, il luogo comune è l’evasione della realtà, è l’immaginario idilliaco e perfetto, è il sogno che nel quotidiano non si può vivere ed Emily, certamente più fortunata di una buona percentuale di sue coetanee, vive questa meraviglia lasciandosi cullare. E chi è seduto a guardare le sue vicende si abbandona allo stesso modo, tanto, alleggerirsi un po’, non farà mica male?
L’unica cosa che fa davvero storcere il naso, e che descrive una scrittura meno ambiziosa di quanto potrebbe, è l’estrema facilità con cui la protagonista conquista una sfilza di successi, senza mai sbagliare un colpo: dall'ingaggio impossibile conquistato all’ultimo secondo con l’idea geniale ispirata da chissà quale dettaglio, all’indistinta simpatia che ogni individuo, uomo o donna che sia, prova nei suoi confronti e, infine, anche in fatto d’amore, tutto sommato, Emily Cooper non scherza.
Senza dubbio, stesa a quattro di bastoni sulla gelida neve delle alpi francesi, nel mondo reale, a salvare la vita alla malcapitata di turno, non sarebbe stato un giovane e affascinante rampollo italiano, al massimo il soccorso alpino (meno male che esiste!) o un tenero e bavoso San Bernardo. Ecco, ora che è approdata a Roma e ha anche scelto di liberarsi dell'ossessione del cellulare, Emily può vivere quella vita che tutti vorremmo, almeno per un po’: senza problemi reali, con un lavoro stimolante e in continua evoluzione, un amore romantico pronto a sostenerci quando ne sentiamo il bisogno e, perché no, una delle città più belle del mondo sullo sfondo. C'est la vie!