Antonio Bannò, da Christian al FantaSanremo: “Sò arrivato ultimo! Però sono bravo coi bonsai”
Si è chiusa ieri l'epopea di Christian, la produzione Sky e Lucky Red con Edoardo Pesce nel ruolo di un energumeno che sviluppa poteri divini attraverso la comparsa delle stimmate alle mani, le ferite dei santi. Al suo fianco il migliore amico Davide, diviso tra questa amicizia e la pressione di suo padre, boss del casermone popolare dove si svolge tutta la narrazione. È Antonio Bannò ad aver dato vita a questo personaggio che ha un arco narrativo complesso e uno sviluppo brillante e – senza fare troppo spoiler – un finale a tutti gli effetti pulp.
A Fanpage.it, l'attore – già protagonista in "Suburra – La Serie" e "Vita da Carlo" – si racconta e si diverte con noi raccontando dei lavori futuri, dei fumetti e libri da leggere, la squadra del FantaSanremo e soprattutto una sorprendente passione per i bonsai.
Antonio, è finita una serie che penso debba molto all'immaginario dei fumetti. A volte sembrava di guardare qualcosa venuta fuori dalla mente di Garth Ennis. Tu leggi fumetti?
Assolutamente. Di recente sono entrato in fissa con Zuzu (Giorni Felici, ndr). E poi questa estate ho scoperto Sandman. Leggevo e pensavo: ma come è possibile che non ci fanno una serie? E poi Netflix l’ha annunciata.
Il tuo personaggio, Davide, è diviso tra la fedeltà per suo padre, il boss interpretato da Giordano De Plano, e l'amicizia per Christian. Come ci hai lavorato?
Mi ha aiutato la sceneggiatura perché se non ricordo male, scene da soli con Giordano ne abbiamo avute due soltanto. Però con lui ci abbiamo lavorato tantissimo, mi diceva: "In quelle due scene dobbiamo lavorare tantissimo". Poi mi comprava le sigarette.
Ti comprava le sigarette?
Quando ci hanno scelto per essere padre e figlio, lui mi chiama prima e mi dice: “Sono Giordano, incontriamoci perché così iniziamo a studiare”. Ci incontriamo a Campo dei Fiori e lui mi dà un pacchetto di sigarette. Mi trattava già come un figlio, capito? Anche sul set me le dava.
L'avrei voluto pure io un papà che me le comprava le sigarette, invece di tagliarmele. Comunque, non faccio spoiler, ma il tuo personaggio finisce proprio male.
Malissimo.
E non so se se lo merita, sai. Paga le colpe di suo padre, alla fine, no?
Sì, è vero. È un po’ così: Le colpe dei padri ricadono sui figli (declama, ndr). Poi però è vero anche che questa serie capovolge continuamente il punto di vista del male e del bene. Anche lo stesso Christian, alla fine, comprendi che è uno strumento del male, non certo del bene. Alla fine di tutto, è quello il gioco: le stesse persone miracolate da Christian alla fine fanno delle cose tremende. Pensa a quello che fa mia madre.
Tu hai fatto parte di Suburra, che è un po' il Romanzo Criminale della nuova generazione. Tu ricordi il successo e il clamore che ha fatto quella serie all'epoca?
Ero più piccolino quando c’era Romanzo Criminale. Una cosa che mi ricordo è che a quei tempi giravano gli accendini con i personaggi della serie. Le prime sigarette le fumavamo accendendole con quegli accendini. Riguardo Suburra, io avevo visto la prima stagione da spettatore. Arrivare lì nel cast alla seconda stagione con Alessandro Borghi che stava diventando Alessandro Borghi è stata una bella sensazione. Una persona disponibile, umile che ti insegna cose, ti mette a tuo agio. E poi è stata una produzione enorme, la mia prima produzione grande. È stato fantastico.
È un periodo che lavori tanto, da Suburra alla serie con Carlo Verdone. Adesso su cosa sei impegnato in questo momento?
Sto lavorando a un cortometraggio a Firenze e poi ho una cosa molto grande che comincia a maggio, ma non posso parlarne.
Come hai passato questi due anni di pandemia?
Per noi attori è cambiato poco, il problema sono tutti gli altri, i macchinisti e gli operatori sempre con la mascherina. Poi è chiaro che la situazione è drammatica, ma ho paura di cadere nella retorica. Quello che ti posso dire fuori da ogni luogo comune è che per i primi due mesi mi sono fatto delle ubriacate epiche. E poi ne ho approfittato per guardare finalmente tutto Mad Men.
È la stessa cosa che ho fatto io per i primi due mesi, solo che ho recuperato I Soprano al posto di Mad Men.
Me la segno perché mi manca. Magari la recupero e spero di non aver bisogno di una prossima pandemia per vederla.
Ti piace leggere?
Ma certo, leggo come tutti e ora ti dò una risposta di quelle un po’ così, che si danno in questi casi: amo i russi! (ride, ndr)
Era una domanda alla Lundini, è vero.
No, però una cosa che ti posso dire è che amo i bonsai. Ho fatto un corso, tre anni fa, e ho i miei piccoli bonsai, sono bellissimi.
Come si cura un bonsai?
È un albero. Lo devi curare come se fosse un albero, lo devi innaffiare quando lo vuole, lo devi mettere alla luce, alcuni preferiscono l’ombra. La regola principale è trattarlo come un albero e sei sicuro che te campa. Con le orchidee, invece, mi viene male, mannaggia.
Ho saputo dagli attori de L’Amica Geniale che per alcune scene si preparano con canzoni della storia della musica italiana. Ti è mai capitato un tipo di approccio simile?
No, non mi è mai successo però mi sembra una figata. Una canzone che mi fomenta tantissimo è Il disertore di Ivano Fossati: In piena facoltà, egregio presidente le scrivo la presente che spero leggerà (canta, ndr).
Ah, ma sai cantare! Ma l’hai visto Sanremo, per caso?
Certo che l’ho visto. Ho fatto pure il FantaSanremo.
A che posto sei arrivato?
Sò arrivato ultimo! È stato un bell’evento, un rito collettivo incredibile. Poi che risate tutti gli artisti a dire papalina!
Avevi qualche artista preferito tra quelli in gara?
Ho fatto il tifo per Ditonellapiaga, mi spiace che è arrivata un po’ troppo in basso. Anche Giovanni Truppi mi è piaciuto molto.
Anche io facevo il tifo per lui, il nostro Giovanni Truppi. Lui è napoletano…
Sì, me lo ha fatto conoscere Carlotta Antonelli durante le riprese di Suburra (Carlotta Antonelli interpretava Angelica, ndr). C’è quella canzone bellissima: Ed è finita così, hai messo incinta una scema… (e finisce a cantare, ndr).