Tra le speculazioni intellettuali sulla televisione contemporanea ce n'è una che affascina più di tutte, e che spesso determina anche il successo o il fallimento di un progetto: che c'è di nuovo in quel programma? È una domanda lecita, ma allo stesso tempo scivolosa, perché riguarda un universo, quello televisivo appunto, in cui è sempre più difficile trovare spazi inesplorati.
Questa premessa è necessaria per parlare di "Viva Rai2!", il nuovo programma di Fiorello partito il 5 dicembre sulla seconda rete del servizio pubblico. Uno show che arriva a margine di un decennio in cui Fiorello ha metabolizzato tutta la sua insofferenza verso le convenzioni della Tv che tormentano chiunque faccia questo lavoro e hanno assillato lui nella prima fase della carriera: l'ansia del risultato, le aspettative, il dato di ascolto che veicola il giudizio.
Inizialmente Fiorello si era defilato proprio per rifuggire queste logiche (e poteva permetterselo, vista la sua fama). Poi Fiorello si è rimesso in gioco, scegliendo di non tornare solo sull'onda della vanagloria, di non approfittare del tappeto rosso che chiunque sarebbe stato disposto a stendergli davanti. Lo ha fatto nel solo modo per lui possibile: rompere ogni regola.
"Viva Rai2!" è la summa di tutti gli esperimenti fatti da Fiorello negli ultimi anni, una sintesi del percorso iniziato con la sua "Edicola Fiore", passato poi dal ritorno in radio (che non è mai stata solo radio), i Sanremo con Amadeus e l'impresa di alfabetizzazione digitale di "VivaRaiPlay".
Dentro "Viva Rai2" c'è tutto quello che ha fatto in questi anni, a cominciare dall'orario. Sì, anche questo lo aveva già fatto, pensare a uno show che iniziasse poco dopo l'alba, quando nessuno si azzarderebbe anche solo ad accarezzarne l'ipotesi. Ma non era mai successo su una rete Rai, potenzialmente accessibile ai più. "Io pensavo alle 19.30", ha commentato una madre a caso (la mia) quando ha visto la televisione accesa durante la colazione. E basterebbe questo per capire l'incanto del contesto, gli occhi ancora lividi di sonno degli ospiti, le persone radunate di primo mattino davanti allo studio, Amadeus che quasi blocca il traffico con un balletto, Annalisa che canta sul tetto che delizia il vicinato alle 8 del mattino, gli auguri a Maria De Filippi per il suo compleanno in videochiamata. L'espressione massima del situazionismo da villaggio turistico portato in televisione e messo a sistema, vero sogno coltivato da Fiorello negli anni e realizzato.
Ma c'è anche tutto il resto. Perché Fiorello la televisione non solo la fa, ma la pensa. È stato il primo, almeno in Italia, a utilizzare le potenzialità di uno smartphone come cavallo di troia per mescolare linguaggi diversi. Con Edicola Fiore il telefono era il solo strumento disponibile per fare la sua rassegna stampa quotidiana, ancora grezza. Con gli anni l'evoluzione è stata totale. Lo smartphone è diventato il protagonista di ogni intervento televisivo e chi ricorda l'intervista da Fazio di qualche anno fa in cui chiedeva semplicemente che lo chiamassero in diretta lo saprà bene.
A VivaRai2 lo smartphone si moltiplica, Fiorello lo usa come telefono e al tempo stesso come strumento di regia, è quello il cappello magico da cui può uscire qualsiasi cosa. E come non vedere in questo fattore un esempio una metafora di quello che ci accade nella quotidianità scandita dalla protesi artificiale che detta i tempi delle nostre esistenze.
È andata in onda una sola puntata di VivaRai2, ma l'impressione è che questa sia l'espressione massima dell'universo televisivo immaginato da Fiorello negli ultimi anni. Una realtà parallela con il suo bestiario, in cui non c'è niente di nuovo se non quello che può accadere ogni giorno. Potrebbe durare anni, magari per sempre, o forse molto poco come è proprio delle cose belle.