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Ballando con le stelle 2024

Tommaso Marini: “Durante l’adolescenza mi sono odiato, vedevo il mio corpo cambiare e mi vergognavo”

Nella puntata del 16 novembre di Ballando con le Stelle 2024, Tommaso Marini ha voluto dedicare a se stesso la coreografia. Una decisione presa non per “egocentrismo”, ma per dimostrare di avercela fattoa “Il periodo più brutto l’ho vissuto nell’adolescenza, mi odiavo, vedevo il mio corpo cambiare e non mi andava bene”.
A cura di Elisabetta Murina
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Tommaso Marini ha dedicato a se stesso la coreografia della puntata del 16 novembre di Ballando con le Stelle 2024. Il concorrente si è esibito sulle note di It's my life di Bon Jovi, raccontando il motivo della sua decisione: "Tutti potrebbero pensare che sono egocentrico, ma l'ho fatto per me, perché sono la persona che più di tutti mi ha aiutato"

Il racconto di Tommaso Marini

Prima di esibirsi in coppia con la ballerina Sofia Berto, lo schermidore ha raccontato il motivo per cui ha deciso di dedicarsi questa coreografia, costruita sulle note di It's My Life di Bon Jovi. "Tutti potrebbero pensare che sono egocentrico", ha detto nella clip. In realtà la sua scelta nasconde un significato più profondo: "L'ho fatto per me perché volevo dimostrare che ce l'ho fatta. Sono io la persona che mi ha aiutato più di tutti, non perché gli altri non l'abbiano fatto ma perché spesso non ho dato modo".

Il periodo più difficile della sua vita durante l'adolescenza, quando a scuola si sentiva a disagio per il suo corpo, che cambiava e non lo faceva sentire apprezzato:

Il periodo più brutto l'ho vissuto nell'adolescenza perché non mi piacevo, mi odiavo. Vedevo il mio corpo cambiare e non mi andava bene. Ad esempio, quando ero a scuola e mi chiedevano di andare a fare le fotocopie, io mi vergognavo perché sapevo che mi sarei dovuto rapportare con qualcuno.

Con il passare degli anni e grazie allo sport, Marini ha lavorato su se stesso, imparando ad accettarsi e ad apprezzarsi, diventando l'atleta e il ballerino consapevole che è oggi:

Crescendo ho imparato ad accettarmi e ho lavorato tanto su me stesso per non avere la stessa superficialità che avevo visto negli altri. Ho un carattere più forte che non credevo di avere, quando ho iniziato a diventare una ‘macchina da guerra sportiva' sono diventato più consapevole e sicuro. La società se la prende sempre con i più fragili. Ad oggi ho risolto quasi tutto e sto bene. 

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