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Temptation Island spremuto da Mediaset, due edizioni in pochi mesi e finisce la magia

La trasmissione di Canale 5, andata in onda sempre in estate, raddoppia in autunno e domina gli ascolti, ma l’impressione è che Temptation Island faccia più fatica a imporsi come tema di discussione e infiltrarsi nelle conversazioni quotidiane. A riprova che per la Tv non c’è peggiore antidoto della ricorsività.
A cura di Andrea Parrella
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Temptation Island è un caso televisivo di rare proporzioni. Il programma condotto da Filippo Bisciglia è diventato un cult degli ultimi anni, ridisegnando l'estate televisiva, fino a pochi anni fa una sabbia mobile, popolando le notti roventi dei telespettatori di Canale 5 e attirando un'attenzione trasversale, che ha portato il programma a imporsi come un vero e proprio fenomeno culturale.

Quest'anno, forte dell'enorme successo, Mediaset ha raddoppiato il programma, proponendo una seconda stagione di Temptation Island, registrata nelle settimane estive e in onda a inizio autunno. Un variazione che ha un senso evidente dal punto di vista dei benefici derivanti dalla raccolta pubblicitaria e che rischia, tuttavia, di impoverire un format caratterizzato dalla stagionalità della sua messa in onda. Un dettaglio raro, che pochi programmi televisivi possono vantare e che ha rafforzato il successo di Temptation Island negli anni.

Proprio per questa caratteristica, qualche anno fa parlavamo di Temptation Island come il Sanremo dell'estate, una definizione legata proprio all'idea di coltivare l'attesa del pubblico per un anno intero, tenerla in caldo. È una delle leggi base della fidelizzazione di una platea, ma il successo esorbitante del programma ha spinto Mediaset a tentare qla strada del bis. L'esperimento, di per sé, non si può definire fallimentare, perché i numeri danno ragione all'azienda e vedono Temptation Island oltre il 22% di share, con l'effetto di una Rai che, sostanzialmente, tende ad evitare una controprogrammazione diretta. Temptation Island ormai non si batte più.

Se gli ascolti parlano di un successo indiscutibile, diverso è il discorso per quel che riguarda la capacità di Temptation Island di pervadere altri spazi di dibattito e imporsi come trend, fiore all'occhiello della produzione Fascino. La sensazione è che questa edizione autunnale continui a macinare ascolti, ma tradisca allo stesso tempo una maggiore difficoltà a imporsi come tema di discussione, andare oltre il parametro numerico dell'Auditel e infiltrarsi nelle conversazioni quotidiane. Se questo effetto sia legato al raddoppio stagionale, oppure al calo fisiologico di qualsiasi fenomeno, è difficile da dire, ma un precedente, se pure in direzione contraria, esiste. Due anni fa Mediaset bloccò Temptation Island per una stagione. Scelta apparentemente incomprensibile al tempo, che ha poi giovato al programma, provocandone la totale esplosione nelle ultime due stagioni. Il precedente forse non dice nulla, ma suggerisce certamente che l'antidoto della televisione è la ricorsività.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.  
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