Sergio Castellitto: “In Italia le persone si detestano in silenzio e i social sono terribili”
Sergio Castellitto è intervenuto nella puntata del 23 gennaio del talk diMartedì. L'attore, al cinema con il film Enea diretto proprio da suo figlio Pietro Castellitto, ha parlato di società e politica, rispondendo alle domande di Giovanni Floris: "La politica? È come il finale del Grande Gatsby: le barche controcorrente che li spinge sempre all'indietro, nel passato. Parlano sempre del passato, o per accusare o per giustificare o per depistare". L'attacco ai social: "Sono la cosa più terribile di questa epoca".
Le parole di Sergio Castellitto
"La rabbia è un diritto, una benzina necessaria", dice Sergio Castellitto motivando così l'assioma: "La rabbia delle persone age è un po' riprovevole, la rabbia dei giovani è un diritto. Per scherzo, dico, che è come il colesterolo: c'è quello buono e quello cattivo. Si dice sempre che i giovani non hanno futuro, forse il futuro ce l'hanno già scritto e non è granché". Sui giovani, invece, cita Arbasino: "Questi giovani cosa diventeranno tra 40 anni? Come direbbe Arbasino: i soliti stronzi".
In Italia le persone si detestano in silenzio. All'arte della diplomazia è succeduta quella dell'ipocrisia. Vedo le persone che vanno a cercare gli spezzoni dei talk, delle notizie, si fermano solo le leggono ‘scontro'. I social sono la cosa più terribile di questa epoca, io non sono social.
Il rapporto con Pietro Castellitto
In Enea di Pietro Castellitto c'è una battuta che sembra praticamente specchiarsi nel rapporto tra padre e figlio, quando Sergio Castellitto dice: "Io vengo da una famiglia povera, questa è la differenza tra me e te". Sergio Castellitto riconosce che, spesso, scherza con suo figlio riflettendo sul fatto che si incontrassero, entrambi trentenni, probabilmente si detesterebbero:
L'origine delle persone conta eccome. Scherziamo io e Pietro, ogni tanto, che se io e lui ci incontrassimo entrambi trentenni, tutti e due davanti a una birra, forse non ci staremmo neanche tanto simpatici. La mia nevrosi, anche rispetto al mio lavoro, è cresciuta attraverso un'altra istanza, un altro desiderio. A lui, ho apparecchiato un mondo che era diverso.