Sanremo ha completato il progetto TeleMeloni: le parole profetiche dell’Ad Rai Rossi nel 2023
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Se da due anni "Telemeloni" è diventata una definizione alternativa per riferirsi alla Rai, non è un caso. Il servizio pubblico, ad oggi, sembra il progetto meglio riuscito alla destra per la corsa all'egemonia culturale del Paese, con una dirigenza che esprime, nei nomi che la rappresentano e nell'approccio, la visione del governo sul servizio pubblico. Anche il Festival di Sanremo che si è chiuso pochi giorni fa, capolavoro di Carlo Conti che è riuscito a raccogliere un enorme successo, si può ritenere espressione del disegno del governo, stando almeno alle parole pronunciate poco meno di due anni fa di Giampaolo Rossi, attualmente Amministratore delegato Rai.
Le parole di Rossi sulla Rai nel 2023
Siamo nell'aprile 2023, al tempo Rossi non aveva tuttavia alcuna carica, ma veniva considerato ideologo della Rai a trazione meloniana. L'occasione è quella degli Stati Generali della Cultura di destra a Roma e Rossi parla, intervistato da Marco Billeci per Fanpage.it, delle sue idee per la televisione pubblica. "C'è da combattere un po' di conformismo – dice Rossi – ed aiutare la Rai a tornare a svolgere una funzione di servizio pubblico vero. Il conformismo non è di destra o di sinistra, è di destra e sinistra". Alla domanda su dove veda esempi di questo conformismo in Rai, Rossi specifica:
Il conformismo c'è, molto spesso, nella incapacità di comprendere che il servizio pubblico deve narrare la pluralità di questo Paese. Questa Rai non ha il coraggio di sperimentare linguaggi e cultura. E siccome la Rai è un perno dell'industria culturale dovrebbe riuscirci.
Billeci prova quindi ad andare più a fondo nella questione, chiedendo se il Sanremo 2023 appena concluso, quello targato Ferragni, possa considerarsi come un esempio da evitare. Rossi si sofferma anche su questo aspetto: "L'ultimo Sanremo è in parte sperimentazione, ma c'è un problema, Sanremo ha smesso di essere il festival della canzone e la scelta editoriale è stata quella di raccontare il Paese, ciò che oggi fa scalpore non sono tanto le canzoni quanto il contorno di narrazione. Lì bisognerebbe avere più coraggio di raccontare tutto il paese, non solo una parte. La parte di una diversità vera".
Le critiche al Sanremo di Amadeus e al monologo di Chiara Francini
Tra gli esempi citati da Rossi, il monologo di Chiara Francini dedicato al non avere figli: "Il grande e struggente monologo di un'artista straordinaria che racconta in parte in modo struggente e in parte no il suo desiderio non realizzato di maternità e la sua volontà di non essere madre magari può essere accompagnato dal racconto di qualcun altro che descrive la bellezza di aver realizzato il desiderio di maternità. Io li avrei raccontati tutti e due, non ne avrei escluso uno. Questo è il coraggio che dovrebbe avere la Rai". Era un Rossi che parlava ancora da outsider: "Io sono un osservatore della Rai, sono fuori dalla Rai. Se mi verrà proposto un incarico lo valuterò, ma per ora la osservo da fruitore ed utente".
Se il 2024 era stato un anno interlocutorio per il Festival, su cui tuttavia l'impronta del nuovo corso si era già intravista, l'edizione targata Conti rappresenta un ulteriore passo in avanti. Il direttore artistico ha comprensibilmente concepito un Sanremo che rispondesse a questa richiesta, con la musica al centro (una gara da 30 canzoni, poi 29), ha cancellato i monologhi che avevano segnato l'era Amadeus, limitato momenti di intrattenimento attraverso i quali si potesse intravedere politica in controluce, realizzando un Festival in linea con il sentire comune.