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Roberto Benigni: “Berlinguer disse che mi voleva bene. Ora le Case del popolo sono locali di lap dance”

Roberto Benigni torna in tv, ospite di Corrado Augias, per parlare del film “Berlinguer ti voglio bene” in onda per la prima volta sul piccolo schermo. Il regista e attore toscano condivide dei momenti vissuti insieme al leader politico e sottolinea quanto fosse innovativa quella pellicola.
A cura di Ilaria Costabile
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Nella puntata di La Torre di Babele, il programma condotto da Corrado Augias su La7, il giornalista incontra Roberto Benigni e Walter Veltroni, per dialogare insieme sul film che subito dopo il loro incontro è stato trasmesso in un prime time piuttosto avanzato rispetto al solito, si tratta di Berlinguer ti voglio bene, film di Giuseppe Bertolucci. Benigni, tornato in tv, ha parlato del suo rapporto con il leader socialista e, ovviamente anche del film a cui sono legati una serie di aneddoti: "Un evento unico, è la prima volta che viene trasmesso, l’unico film al mondo che non era mai andato in onda". 

Gli incontri tra Benigni e Berlinguer

Anche con Berlinguer, Benigni non si era mai risparmiato e aveva fatto sfoggio delle sue alzate di testa. Durante una manifestazione, nel 1977, lo prese in braccio: "Ma guardi la felicità di Berlinguer mentre lo prendo in braccio, quest’immagine la misero come gigantografia in tutte le Case del popolo. Lo presi e lo dondolai un po’, lui mi sussurrò che aveva paura di cadere". I due si incontrarono in altre occasioni e fu il segretario del Pci a dirgli, dopo uno spettacolo dell'attore toscano ad Alghero: "Mi disse, anche io ti voglio bene".

L'attualità del film secondo Roberto Benigni

Secondo il giornalista un film di questo tipo racconta un'Italia che non esiste più, ma Benigni non sembra essere d'accordo: "Mi permetta di dissentire. È modernissimo. Il film, dove debutto come sceneggiatore e attore, è leggendario, è traslato, nessuno l’ha saputo definire, realista, iper realista…". Secondo il regista, infatti, la pellicola non è stata compresa all'epoca dai critici perché troppo avanti, portava con sé l'idea di novità, raccontava del sottoproletariato delle Case del Popolo, in cui si ragionava di democrazia in Toscana. E a questo proposito aggiunge:

Oggi non ci sono più, sono locali di lap dance (qui l’articolo del Corriere del 7 febbraio 2007), spazzate via come Macondo. Ma hanno fatto vivere il comunismo come una fiaba, io vengo da una famiglia socialista ma non si poteva non essere comunisti. E’ come l’età evolutiva adulta, quando lo spirito dell’uomo comincia a bollire e esplodere, la prima volta da soli, poi in compagnia. Nel film non c’è una frase che non si rivolga ai genitali o a una parte bassa del corpo. È liberatorio. E’ come i bambini che dicono cacca-puzza. Quando lo vide Bernardo Bertolucci, fratello di Giuseppe, quasi ne fu geloso, qualcosa che non si riusciva a percepire spazzava via tutto

Tra i tanti quesiti nati attorno al film, c'è quello che riguarda la presenza di Alisa Valli che impersona la madre di Benigni che, quindi, spiega come andarono le cose: "In un primo tempo si andò a chiedere a Valentina Cortese che rispose: farò leggere la sceneggiatura a Giorgio e vi richiamo. Era Giorgio Strehler. Alida disse sì perché aveva già girato con Bernardo Bertolucci e si considerava di famiglia". 

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