Questa è casa mia! è il neonato format di Real Time, in onda ogni venerdì dalle 21.20 e disponibile poi on demand su Discovery +, in cui quattro concorrenti devono dimostrare di abitare in una lussuosa magione, nel tenace tentativo di convincere il conduttore Tommaso Zorzi della veridicità di quanto vanno asserendo. Peccato che tre di loro mentano spudoratamente. Prodotto da Casta Diva, il format è gradevole, anche se forse i 60 minuti di durata sarebbero stati da limare per evitare qualche ripetizione di troppo. I quattro mitomani (meno uno, ovvero il reale proprietario della mansion) sono credibili e inventano castronerie charmant con la sicumera di Anna “Delvey” Sorokin, molto gustose tra aneddoti possibili e dichiarati amori per accessori e mobili mai visti prima in vita.
Il tutto davanti a un “panel” o, per amor di lingua italiana, una giuria, composta da altrettanti vip (Stefania Orlando, Nicola Conversa dei Nirkiop, Barbara Foria e la Mercante di Brera Roberta Tagliavini) che, da remoto, commentano le balle spaziali (o presunte verità) dei partecipanti. È un programma nato con l’intenzione di fare la storia della tv? No. Ma viva la leggerezza, anche. Però Questa è casa mia! contribuisce a sottolineare un fatto: Tommaso Zorzi non è nato per la conduzione con un copione asfittico.
Tommaso Zorzi televisivamente nasce come giovane preppy milanese nel (sur)reality Riccanza, anche se Franceska Pepe (con la K) ai tempi del Grande Fratello Vip ebbe da ridire sugli aristocratici natali del nostro in una memorabile invettiva. Da lì, il Tommy-brand cresce e corre sui social fino a che, inevitabilmente, la tv si accorge di lui e decide di ingaggiarlo nel sempre disperato tentativo di svecchiare i palinsesti e attrarre pregiato pubblico senza dentiera. Eccolo quindi al Grande Fratello Vip, appunto, da cui esce a buon ragione vincitore. Poi l’esperimento alla conduzione con Il Punto Z che naufraga nella chiusura. Di naufragio in naufragio, Zorzi rispunta all’Isola dei Famosi in veste di opinionista mai particolarmente incisivo e, infine, dopo il divorzio dall’autore-mentore Gabriele Parpiglia, trova il proprio habitat naturale nella giuria di Drag Race Italia, un ruolo che gli si addice e dove finalmente fa il suo: se stesso.
Sì, perché quando a Zorzi, piaccia o meno, viene richiesto di mostrare la propria personalità reagendo come farebbe durante una serata tra amici (o su Instagram), funziona tutto: commenti sferzanti e lingua da vipera appena morsa da tarantola, si può provare più o meno simpatia nei suoi confronti, ma che sia un personaggio con un propria raison d’être anche televisiva, è innegabile. Questa raison d’être, però, viene meno quando gli si mette in bocca un copione da ripetere pedissequamente: il voice over e la frase, pur sagace, scritta da terzi lo rendono credibile e coinvolgente quanto un un seienne alla recita di natale della scuola, lo depotenziano livello wrecking ball.
Non che sia colpa sua: le proposte gli arrivano – è pure diventato autore di bestseller, pare – e fa bene ad accettarle, per la gioia del nutrito pubblico sul web che ha maturato verso di lui una specie di cieca fede calcistica. E, soprattutto, aprioristica. Non ce ne vogliano gli Ultras di Zorzi, dunque, se ricordiamo che essere un conduttore è un’altra cosa. E che questo programma, già comunque riuscito per meccanismo di gioco e quoziente di leggerezza, ha una pecca forte in chi ne è al timone: per fare i voice over à la Costantino della Gherardesca, bisogna essere Costantino della Gherardesca e per essere Costantino della Gherardesca non bastano due milioni di follower a digitare: “6 uniko”.
Questa è casa mia!, in definitiva, è un buon programma dal target incerto o se non altro molto ampio. Basti vedere i nomi in giuria: Barbara Foria, Nicola dei Nirkiop (naturalmente bullizzato come un Max Angioni alla prima battuta di LOL 2), Stefania Orlando e l’antiquaria Roberta Tavaglini: questi Fantastici Quattro intercettano categorie di pubblico sicuramente differenti per fascia d’età e formano una ciurma talmente eterogenea da far presumere la carta autorale del ‘ndo cojo cojo. Non che sia un problema, ma il dubbio resta: è un format per massaie o un agile show che nasce per chi concepisce i social come unica forma di intrattenimento? Chi può dirlo. In ogni caso, il processo alle intenzioni lascia sempre il tempo che trova e quindi lo chiudiamo qui. La questione sull’opportunità di piazzare un Tommy alla conduzione, invece, resta apertissima e parimenti urgente.