Lo hanno chiamato Chesarà… perché Chi l'ha visto? era già occupato. Diciamoci la verità: qualcuno se n'è accorto che Serena Bortone va ancora in onda nell'ecosistema della Rai? Noi, francamente no. Ma che errore che è stato spostarla dal primo pomeriggio di Rai1 per metterla nella fascia più bollente del momento: l'access time di Rai3 del sabato e della domenica. Nelle prime due puntate, gli ascolti hanno espresso sentenza: 3.6% e 4.1%. Gramellini su La7 ha fatto di lei un sol boccone: 5% e 6.1%.
Ma fossero solo gli ascolti, il problema. La conduttrice, nel tentativo di riacquistare lo smalto dei tempi di Agorà, appare ancora un cantiere aperto. È visibile la sua disperata ricerca di una nuova identità, di un nuovo ton of voice ma si ritrova ancora in un sentiero di passaggio tra tutta quella melassa che ha proposto fino alla scorsa stagione su Rai1 (gli affetti stabili, l'ostentazione dell'empatia, la conduzione col fiatone) e la nuova autorevolezza che questo nuovo format imporrebbe. Adesso c'è una scrivania e lei diventa mezzobusto quando accoglie i suoi ospiti e pare tanto un tentativo, un venire incontro all'inimitabile formula di Che tempo che fa (che dolori quando Fazio ripartirà sul Nove!). Lo suggerisce persino la scelta degli ospiti. Domenica c'è stato Matteo Garrone con il suo "Io, Capitano", uno che sarebbe potuto essere tranquillamente nella lista degli ospiti della trasmissione del conduttore genovese.
Nell'ultimo blocco, la Bortone ricrea addirittura "il Tavolo" ma non c'è quella leggerezza, anzi. Il parterre è composto dallo scrittore Nicola Lagioia, dal direttore del Fatto Peter Gomez, da Manuela Moreno (reduce dal flop e dalla cancellazione anticipata di Filorosso) e il prezzemolino Matteo Bassetti, che pure era stato protagonista di un blocco tutto suo. Si mischiano i giudizi sul governo Meloni, la storia di un atleta paralimpico che ce l'ha fatta e l'epilogo di Matteo Messina Denaro: tre argomenti che proposti insieme non hanno alcuna armonia. "Che bella la storia di questo atleta, ma Peter adesso sta morendo Matteo Messina Denaro…", testuale questo passaggio di Serena Bortone che mette i brividi per la velocità con cui si cerca di passare da un argomento all'altro al fine di inserire tutto.
Il programma soffre chiaramente di una mancanza di identità e non fa nulla per nascondere il disperato tentativo di essere qualcosa che, dopo due puntate, ancora non è. A chi parla questo programma? Qual è il suo target? Forse non ce l'ha chiaro neanche Serena Bortone. La sinossi prometteva una panoramica completa su cultura, politica, musica e società, il risultato finale sembra un mosaico confuso e privo di direzione. Non è tutta colpa della conduttrice, sia chiaro. La Rai di nuova gestione sembra quasi aver deciso autonomamente di sfiorire con dolcezza, di eclissarsi e passare la mano. Auguriamoci che la tendenza possa cambiare ma, se continua così, la Bortone difficilmente mangerà il panettone.