video suggerito
video suggerito

Pupi Avati: “Se il successo è essere Amadeus, allora non lo voglio. Sono invidioso di Fellini”

Pupi Avati sarà ospite di Ciao Maschio nella puntata in onda sabato 16 novembre. Il regista ha parlato del sentimento dell’invidia, che prova nei confronti del ‘collega’ Federico Fellini: “Vorrei diventare lui, mi logora non esserlo ancora”.
A cura di Elisabetta Murina
0 CONDIVISIONI
Immagine

Pupi Avati sarà ospite di Ciao Maschio, nella puntata in onda sabato 16 novembre in seconda serata su Rai1. Nello studio di Nunzia De Girolamo, il regista ha parlato di come vive il sentimento dell'invidia: "Mi sembra totalmente ingiusto che gli altri abbiamo delle cose che io non ho".

"Se il successo è diventare Amadeus, non vorrei"

Come mostrano le anticipazioni, intervistato da Nunzia De Girolamo, Avati ha spiegato perché si considera una persona invidiosa: "Mi sembra totalmente ingiusto che gli altri abbiano delle cose che io non ho. Soprattutto in ambito della qualità delle cose". Il regista non prova questo sentimento quando di parla di successo in generale, ma nello specifico nella sua professione: "Io sono invidioso nei riguardi non tanto del successo, perché se il successo è diventare Amadeus, è davvero ultima cosa al mondo che vorrei. Invece vorrei diventare un grande regista, tipo Federico Fellini’’.

L'invidia nei confronti di Federico Fellini

Il regista ha spiegato di avere una profonda invidia e stima nei confronti del ‘collega' Federico Fellini, ammettendo in tutta sincerità: "Voglio diventare Fellini, anche io voglio avere tutte queste cose. L'invidia che più mi ha logorato? Non essere lui e non esserlo ancora diventato". Pupi Avati sottolinea poi com gelosia e invidia siano in realtà in grado di dare alla persona che le prova una certa carica, una voglia di riscatto:

Credo che le energie fondamentali delle persone siano la gelosia, che è fondamentale, ed anche l'invidia. Tutti questi sinonimi al negativo, però ti danno una carica per la quale tu pensi di non essere ancora stato risarcito dalla vita. E 86 anni, pensare di non essere ancora risarcito vuol dire avere qualche aspettativa ancora.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views