Piero Chiambretti: “Lascio la tv, tornerò solo se si farà un’altra edizione de La tv dei 100 e uno”
Piero Chiambretti rivendica la scelta di portare in tv un format come La tv dei 100 e uno, esperimento in tre puntate alla sua prima stagione che si è concluso con il 13,7% di share. Numeri che il conduttore difende anche in considerazioni delle condizioni di partenza, come rivelato nell’intervista rilasciata a Tv Blog: “Il progetto per chi non l’avesse capito è a medio termine. L’idea era quella di fare una trasmissione di questo tipo, di buoni sentimenti, che uscisse dalla logica di una tv volta ad una comunicazione aggressiva. L’altro obiettivo era inoltre quello di venderlo, con una esportazione all’estero che è già partita. La mia visione era in questi termini, volevo costruire un mio format, al di là dei numeri, che per me sono stati ottimi, in quanto realizzati dentro ad una rete abituata ad altro. La Tv dei 100 e uno è un programma di alta qualità, non si vince niente e non si spoglia nessuno. Prova che si può fare una televisione più serena e con buoni concetti”.
Piero Chiambretti: “Spettacolo senza gare, schiamazzi, scandali e gossip”
“Non potrebbe esserci giorno migliore per commentare questo progetto, molto complicato ma portato bene a casa con una media complessiva del 14% di share”, dichiara ancora Chiambretti, “Sono entusiasta e felice per aver realizzato uno spettacolo di buonissima qualità, inedito, senza gare, schiamazzi, scandali e gossip, dove i bambini sono stati trattati da persone intelligenti. Tutto questo fa bene alla televisione, a Canale 5 e soprattutto a me, che mi sono tolto da altri generi televisivi che avevano dato troppo”.
Chiambretti: “Lascio la televisione a chi la sa fare”
Infine, il conduttore anticipa la decisione di fermarsi in attesa di capire quale sarà l’evoluzione prevista da Mediaset per questo progetto. Un aspetto sul quale Chiambretti appare più che mai deciso e che tradisce la delusione per l'accoglienza ricevuta dal programma: “Sparisco nel nulla, lascio tutta la televisione a chi la sa fare e al pubblico che vuole altre proposte. Se tornerò, lo farò con questo programma. Non lascio la tv, molto più semplicemente aspetto un’eventuale conferma di questo esperimento o un’idea che attualmente nemmeno cerco. Ho fatto una trasmissione che ritengo buona, se interessa si rifà, se non ci riesco sono comunque felicissimo di averla fatta. La Tv dei 100 e uno mi ha cambiato la pelle”. Quanto alle critiche (alcune vere e proprie stroncature), conclude con una stoccata:
Ho la nostalgia di alcuni intellettuali che stroncavano tv con ironia. Mi mancano penne come Oreste Del Buono, Beniamino Placido, Ugo Buzzolan. Quando la critica televisiva dava consigli. I critici di oggi scrivono con livore, con la roncola, distruggono senza mai dare consigli che possano tornare utili. La critica non può essere esclusivamente la distruzione di un progetto. Ci sono stati bambini che hanno cantato, suonato, con qualità e dimestichezza assolute. Per non parlare del corpo di ballo. Abbiamo avuto un blocco di quaranta minuti senza ospiti, con i soli piccoli chiamati a parlare di alimentazione e bullismo. Non lo abbiamo fatto con le mamme o con i presidi, bensì con i diretti interessati. Non voglio insegnare niente a nessuno. I miei programmi, e ne ho fatti tanti, hanno sempre diviso e spaccato. E meno male. Nascono per essere una provocazione televisiva. La Tv dei 100 e uno apre e chiude uno scenario che non era presente. L’editore è molto soddisfatto, con Pier Silvio (Berlusconi, ndr) c’è un rapporto di reciproca stima. Credo di aver portato a casa la missione.