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Pier Silvio Berlusconi e la Tv trash: “È un’espressione snob che non mi piace”

Con un lungo comunicato, l’ad di Mediaset parla della sua idea di Tv: “Non deve istruire. La definizione di Tv trash non mi piace, spesso usata come scorciatoia per denigrare la Tv popolare, da Drive In al Grande Fratello”.
A cura di Andrea Parrella
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Da mesi si parla della presa di posizione di Pier Silvio Berlusconi sulla qualità dei programmi televisivi Mediaset e le sue richieste anti trash, in particolare per il Grande Fratello. Che i desiderata dell'amministratore delegato abbiano avuto effetto immediato sull'estetica e i contenuti di alcuni programmi delle tre emittenti è cosa palese, ma è stato lo stesso Berlusconi, nelle ultime ore, a diramare un comunicato in cui chiarisce il suo punto di vista sul ruolo e i doveri del mezzo televisivo, oltre che sulla stessa definizione di trash applicata alla televisione. In un comunicato diramato da Mediaset si leggono le seguenti dichiarazioni legate all'iniziativa editoriale "Libro dei fatti 2023":

Mai come in questo 2023 stampa e web si sono riempite di polemiche sul cosiddetto “trash televisivo”, un’espressione che a me non piace per niente. Spesso infatti è una facile scorciatoia per denigrare la televisione leggera e spensierata che se fatta bene sa essere autenticamente popolare. La televisione, per dirla “old style”, è un elettrodomestico. Un device che può essere acceso o spento. Quando è acceso diventa un media, come la stampa, come il web: alcuni programmi possono essere istruttivi ma non la televisione nel suo complesso. Per intenderci, i minori non devono essere lasciati da soli davanti ai media, né davanti alla tv né a nessun altro device.

Il ruolo di Mediaset nel cambiare la Tv

Quindi Berlusconi si lega alla storia di Mediaset per rivendicare alcune importanti innovazioni imposte al sistema televisivo nazionale: "La nostra televisione, la televisione commerciale, è un mezzo di intrattenimento e di informazione. Fa compagnia, diverte e informa gli italiani in ogni ora della giornata. Noi siamo stati i primi a offrire questo mix così vario e vivace al pubblico. E il risultato riconosciuto da tutti è che la nascita delle tv indipendenti ha contribuito alla modernizzazione dei costumi. L’arrivo della nostra concorrenza ha infatti portato i colori in tv. Abbiamo stupito con programmi dirompenti, cito solo per dare un’idea “Drive In” di Antonio Ricci. Abbiamo cambiato anche l’informazione con la nascita del TG5, una proposta che ha portato freschezza, libertà e un nuovo modo di raccontare le notizie. E molti anni dopo, nel 2000, abbiamo innovato portando in tv il primo reality, il “Grande Fratello”: 100 giorni davanti alle telecamere per ragazze e ragazzi sconosciuti che mai erano entrati in uno studio tv. Creando grande attenzione ma anche tante polemiche".

"La Tv non deve mancare di rispetto al pubblico"

Berlusconi rivendica un dovere della televisione: "D’altra parte l’innovazione fa discutere, è normale. Ma io penso che sia nostro dovere continuare a modernizzare, provarci, uscire dal consueto. Dobbiamo riuscire a rappresentare la realtà e la società in ogni loro aspetto e con tutte le loro evoluzioni, che ci piacciano o meno. Certo, noi dobbiamo creare le condizioni perché non si arrivi mai alla mancanza di rispetto. Sia chiaro, non abbiamo pregiudizi: non ci scandalizzano le figure estrose, i confronti anche spigolosi, le battute irriverenti, ma mai si deve arrivare alla mancanza di rispetto sia tra i partecipanti di un programma sia verso il pubblico. Insomma, mi sembra che quello che con snobismo viene chiamato “trash televisivo” si riferisca unicamente a singoli momenti infelici, tv fatta bene o fatta male. Ma se, come è giusto, si lascia libertà a chi ha il compito di creare contenuti sempre caldi e sempre vivi, può capitare di andare oltre. E noi dobbiamo fare tutto il possibile per evitare eccessi. Eccessi che fortunatamente rappresentano una quota minima rispetto a una televisione di grande qualità e ricchezza come quella che va in onda 24 ore al giorno su decine e decine di canali italiani, pubblici e privati. Per chiudere, la tv popolare anche quando è leggera e divertente piace al pubblico, piace a me e svolge anche un importante ruolo sociale". 

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