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Perché “Red Carpet – Vip al tappeto” su Prime Video funziona, per le piattaforme c’è speranza

Funziona Red Carpet – Vip al tappeto su Prime Video, è migliorabile sotto diversi punti di vista ma regge le due ore piene di visione. Basato sul format giapponese “Red Carpet Survival” di Nippon TV, riesce a proporre una versione italiana credibile e convincente, che getta la basi per una seconda stagione. Casting perfetto, conduzione di Alessia Marcuzzi misurata (seppur troppo defilata) e Gialappi una certezza. Meno fictionato avrebbe anche reso di più.
A cura di Eleonora D'Amore
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Funziona Red Carpet – Vip al tappeto su Prime Video, è migliorabile sotto diversi punti di vista ma regge le due ore piene di visione. Basato sul format giapponese Red Carpet Survival di Nippon TV, riesce a proporre una versione italiana credibile e convincente, che getta la basi per una seconda stagione. Casting perfetto, conduzione di Alessia Marcuzzi misurata (seppur troppo defilata) e Gialappi una certezza. Meno fictionato avrebbe anche reso di più.

Quattro gli episodi totali, della durata complessiva di 126 minuti, due ore e poco più di tentativo di intrattenimento nel complesso ben riuscito. La sfida a tempo è tra I Branzinos (Antonio Ornano, Brenda Lodigiani, Herbert Ballerina), Gli Ornitorincos (Pierluca Mariti, Awed, Ginevra Fenyes) e I Babbuinos (Michela Giraud, Gabriele Vagnato, Francesco Arienzo). Le star sul tappeto rosso invece sono Elettra Lamborghini, Cristiano Malgioglio, Valeria Marini, Melissa Satta, Giulia De Lellis. Ce n'è per tutti i gusti. Giù di tono personaggi come Malgioglio e De Lellis, intenti più a trovare un senso nel gioco che a godere del gioco stesso. Migliorabili la struttura del programma, le singole prove (sarebbe meglio se variassero in ogni episodio, onde evitare l'effetto ridondanza), e la gestione delle guardie del corpo, che si disperde nelle indicazioni sommarie date da Alessia Marcuzzi tramite walkie talkie e il commento a gamba tesa dei Gialappi Giorgio Gherarducci e Marco Santin.

La stessa conduzione, o sarebbe meglio chiamarla mediazione, come da modello LOL con Fedez nella stanza dei bottoni, andrebbe maggiormente centrata: non bastano gli interventi sull'operato, né il continuo recap del gioco, servirebbe sfruttare la capacità di interazione di Marcuzzi con i concorrenti, qualcosa che sia valorizzante per lo scambio tra chi è sotto pressione e chi ha il compito di amplificargliela. Al netto di questo, però, ci vide lungo la nota conduttrice, e amata Pinella della rete, quando salutò la Palapa per puntare a ben altre isole. Dopo la Rai, e il coinvolgimento nella rivoluzione della rete più giovane, di sicuro la seconda vita in piattaforma è quella che più può garantirle un maggior campo di azione e una trasversalità notevole di pubblico.

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In generale, il format non stanca, non innesca grandi riflessioni su ritmo e tenuta, trattiene davanti la tv e appassiona in una dinamica che richiama timidamente le corse a ostacoli di Mai dire banzai. L'incertezza di una prima stagione in un territorio completamente inesplorato ha condotto probabilmente a un'eccessiva scrittura degli episodi, che ne hanno risentito in quanto ad autenticità di interazione e improvvisazione.

Se poi aggiungessimo un pizzico di sadismo in più nelle prove e meno generosità nei tagli, e nel relativo montaggio, si potrebbero raggiungere decibel di risate decisamente più alti. E un maggiore coinvolgimento di talent comici come Brenda Lodigiani, Herbert Ballerina e Michela Giraud, efficaci ma opachi rispetto ai loro standard, abituati di solito a irrompere con il temperamento di un misantropo a una riunione di condominio.

Ben vengano tappeti rossi con queste intenzioni, soprattutto se il fine è quello di imparare a srotolarli meglio e, se possibile, a tenerli ben tesi su un unico rettilineo.

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Casertana di origine, napoletana di adozione. Laureata in Lingue e Letterature Straniere all'Università L'Orientale di Napoli, sono Caposervizio dell'area spettacolo a Fanpage.it dal 2010, anno in cui il giornale è nato. Cinefila e appassionata di tv, nel tempo libero mi alleno a supportare un cognome impegnativo. 
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