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Belve 2024

Perché Belve non ha perso il suo graffio: Francesca Fagnani regna

Su Rai 2 è di nuovo tempo di Belve e i social imputano a Francesca Fagnani di essersi “ammorbidita”, di aver perso il graffio caratteristico delle sue interviste. Da Stefano De Martino ad Arisa cuiminando con Fabrizio Corona, invece, la conduttrice non si è lasciata sfuggire un colpo, intessendo chiacchierate cucite sartorialmente su ognuno dei tre personaggi, più o meno “generosi”, e segnando un netto confine tra ciò che sono davvero e ciò che vogliono farci credere di essere. La regina è tornata.
A cura di Grazia Sambruna
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Belve non ruggisce più? Il programma di interviste condotto da Francesca Fagnani è tornato su Rai 2 martedì 26 settembre, di nuovo in prima serata come la scorsa edizione. Su Twitter (pardon, X!) non si è cinguettato d’altro anche grazie agli ospiti di questo battesimo: Stefano De Martino, Arisa e Fabrizio Corona. Scorrendo le opinioni di fan e meno fan, l’impressione è che lo show in quanto a ferocia abbia parzialmente deluso il proprio pubblico. “Si è ammorbidita”, leggiamo, “il prime time non le fa bene”, riportiamo. Ma la regina delle Belve non ha perso davvero il suo famigerato graffio.

Partiamo da un presupposto fondamentale: ogni intervista che vediamo a Belve è come un incontro di boxe in cui non è possibile prescindere dalla caratura dello sparring partner. Si arriva su Rai 2 per vedere Francesca Fagnani tirare i suoi ganci, ma andrebbero a vuoto senza un "avversario” degno, in grado di rispedirli al mittente, di rilanciare. Sull’intervista d’apertura, quella a Stefano De Martino, i social si sono divisi: per molti, il personaggio non possiede i prerequisiti della Belva e quindi non meritava il posto in trasmissione. Altri, invece, si sono lasciati avvincere dalla (finta?) modestia dell’ex ballerino, bevendosi la narrazione del bravo ragazzo, dell’umile lavoratore dello spettacolo che tanta gavetta ha fatto per arrivare dove sta. Del “socratico ignorante”, così si è definito previo briefing con l’ufficio stampa, di promettenti speranze nel mondo dell’intrattenimento. Ed è proprio qui che si racchiude il senso della “belvata” demartinica. Le domande di Fagnani hanno fatto di tutto per incoraggiare tale ritratto, è arrivata perfino a chiedergli come risponderebbe se gli venisse chiesto di condurre Sanremo “il prossimo anno”.

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L’intervista che a molti è sembrata fin troppo sdraiata e dalle parti dell’incensante, ha voluto invece sottolineare proprio le contraddizioni implicite al personaggio: si è tolto i tatuaggi per perdere l’aria da tamarro, si pente di alcune foto in intimo postate  in gioventù, glissa sui ritocchini estetici a cui potrebbe aver fatto ricorso per raccontare una versione di sé rassicurante per il pubblico Rai a cui, sotto sotto ma nemmeno troppo, ambisce in modo matto, disperatissimo. Lì sta il suo essere “Belva”, in quello che non dice, quando alla domanda sul suo rapporto col tradimento, evita di citare Emma Marrone (che mollò di fronte all’Italia intera per andare a mettersi con Belen). Dalle risposte taciute traspaiono i chiaroscuri di un ragazzo che ce la sta, evidentemente, raccontando. Fagnani non ha bisogno di accelerare, di infierire. C’è già tutto e le conclusioni stanno al telespettatore, non certo a lei. Che ha comunque congegnato un’intervista perfetta, sartorialmente cucita sul personaggio.

Di generosità del tutto diversa Arisa che, anzi, forse andrebbe frenata quando inizia a parlare di se stessa e della sua rosalbapippiana visione del mondo. “Mi hanno licenziata da icona gay? Non me ne frega niente”, dice. E Twitter va a fuoco. Salvo poi preoccuparsi per la sua solitudine manifesta. Arisa lo dichiara: “Non mi perdonano di essere provocatoria perché io non ho un ufficio stampa”. E ciò è verissimo, oltre a individuare un chiaro segnale del fatto che la nostra sia, treccine da Nina Moric o meno, più che lucida sulla propria situazione. La cantante è sincera, anche quando non le conviene per niente. E rispetto alla prospettiva di rimanere da sola (fors’anche per questo), la spaventa di più quella della “compagnia indesiderata”. “Ho lo stesso quadro astrale di Mia Martini, sai? Pensa che palle!”, esclama.

Una montagna russa di emozioni contrastanti, dal fastidio all’’empatia passando per l’adorazione spinta orchestrata, ancora una volta, alla perfezione dalle domande di Francesca Fagnani. Che, pure qui, il suo graffio dimostra di non averlo perso neanche un po’. Non tratta Arisa da freak, nemmeno da “caso umano” e neanche cerca di farla uscire pentita o crocifissa. Fagnani lascia che sia Rosalba Pippa a emergere e, checché se ne possa pensare, è la cosa migliore. Televisivamente come umanamente appassionante.

Infine, Fabrizio Corona. Possa piacere o meno, curve auditel alla mano, nessuno ha cambiato canale. Nemmeno di fronte alla narrazione epica del proprio pene in cui il nostro si è lanciato: grazie all’assunzione massiva di Cialis e Viagra, oggi gli “si ingrossa sempre di più” ed è tuttora, a 50 anni suonati, una macchina da guerra. Si imputa a Fagnani di essere stata fin troppo remissiva con questo egoriferitissimo ospite. Sottovalutando un dato di fatto: Corona è, nel suo complesso, a tutti gli effetti una macchina da guerra. Greve per greve, mitomane per mitomane, non c’è stata una frase da lui pronunciata che non abbia fatto la gioia di qualunque titolista.

Assecondare l’ego del personaggio, in questo caso, non è fargli un favore. Ma far emergere il lato “migliore” e quindi anche il peggiore di lui, l’uomo che si sente Dio. Qui il contrasto non era necessario, anzi, avrebbe frenato un flusso di coscienza a suo modo prodigioso, impossibile da non seguire, anche solo per indignarsi, recriminare, prendere mano ai forconi. Questa terza e ultima intervista, come le altre, dunque, è stata un capolavoro. Reso possibile dal lavoro di fino di Fagnani che, pur facendo spesso le stesse domande, muta il proprio atteggiamento a seconda di chi ha davanti. Non abbiamo dubbi sul fatto che Corona abbia creduto di avere delle chance con lei (glielo ha proprio detto, a un certo punto: “Sono fidanzato e fedele, altrimenti adesso farei spegnere le luci e…”). Come è indiscutibile che anche questa indotta illusione fosse parte del gioco della Belva suprema.

A non funzionare, non ancora, in Belve è il corollario di ospiti in studio che, coi loro siparietti comici, dovrebbero insaporire il programma, finendo invece per zavorrarlo. A distinguersi solo Valerio Lundini, per quanto “di nicchia” e spesse volte incomprensibile ai più a causa della sua comicità surreale, non adatta a tutti i palati. Eterobasiche si riconfermano una delusione che funziona su Instagram ma non in tv. Vincenzo De Lucia da rodare. Francesca Fagnani, invece, resta la regina della Belve, il suo tanto chiacchierato “ammansimento”, è chiaro, sta solo negli occhi di chi guarda. Per fortuna.

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Sto scrivendo. Perennemente in attesa che il sollevamento di questioni venga riconosciuto come disciplina olimpica.
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