Pd e M5s attaccano il governo: “Rai sempre meno credibile, è strumento di propaganda”

Dopo l'accordo raggiunto dalla maggioranza in merito alle nomine dei Tg Rai, non sono mancate critiche da parte dell'opposizione che contestano le modalità con cui sono stati scelti i nuovi direttori delle testate dell'azienda. Il Movimento 5 Stelle chiede che venga sbloccata la commissione di vigilanza, mentre il Partito Democratico parla di "un'occupazione sistematica della Rai" da parte delle forze di maggioranza.
La nota del M5S: "Stop alle nomine se l'ad non viene in vigilanza"
In una nota congiunta gli esponenti del M5S in commissione di vigilanza Rai hanno criticato ampiamente l'accordo per le nomine dei Tg, diffuso nella giornata di lunedì 17 marzo, dopo un primo rinvio della riunione. Nel comunicato si attacca la maggioranza e la premier, sostenendo che i temi cruciali per il Servizio Pubblico continuino ad essere ignorati :
Quello che sta facendo la maggioranza di Giorgia Meloni con la Rai ha superato ogni limite di tollerabilità. Non solo hanno bloccato la commissione di vigilanza da oltre cinque mesi, silenziando un organo democratico di garanzia mentre i presidenti di Camera e Senato, che sono stati ampiamente sollecitati, restano a guardare come se la cosa non fosse di loro interesse, e mentre anche la riforma della RAI è ferma, in barba al Media Freedom Act europeo. Non solo hanno ridicolmente minacciato di deferire la presidente Barbara Floridia alla Giunta per il regolamento, per aver dato luogo all'atto "eversivo" di chiedere la disponibilità dell'amministratore delegato a venire in audizione come richiesto dei gruppi di opposizione. Oggi però pare abbiano trovato la quadra tra loro per spartirsi i TG e prossimamente le altre poltrone. Il tutto mentre i grandi temi sul futuro del Servizio Pubblico restano ignorati da tutti.
Successivamente, poi, si contesta il fatto che l'amministratore delegato della Rai, si sia mai recato in commissione di vigilanza, nonostante le numerose richieste da parte dei membri di essere ascoltati:
Riteniamo non accettabile che in Rai si arrivi a una tornata di nomine – cruciali per il futuro dell'azienda – senza che l'amministratore delegato abbia prima risposto alla richiesta di disponibilità a recarsi in commissione di vigilanza per un'audizione. Non si è mai visto un AD che dal suo insediamento non ha ancora messo piede in vigilanza. Rigettiamo i cavilli che la maggioranza sta sollevando rispetto all'espressione di un atto che è pienamente nei diritti delle opposizioni. No alle nomine se prima Rossi non viene in vigilanza. O forse dobbiamo pensare che l'amministratore delegato della più importante industria culturale del Paese non sia in grado di rispondere ad una richiesta del Parlamento perché prende ordini dai partiti di maggioranza?".
L'attacco del Pd: "Il servizio pubblico bloccato da logiche spartitorie"
Ancora più diretto l'attacco del Partito Democratico che parla di un'occupazione della Rai da parte della maggioranza di governo, senza che ci sia un reale interesse di migliorare il servizio pubblico:
Se dovessero essere confermate, queste nomine sono l’ennesima dimostrazione di un'occupazione sistematica della Rai, portata avanti senza alcuna visione strategica, ma solo per garantire l'equilibrio tra le forze di maggioranza. Non c'è alcuna discussione su come migliorare il servizio pubblico, rendere l’informazione più autorevole o affrontare le sfide del giornalismo contemporaneo. L'unico criterio resta la spartizione delle poltrone in base alle quote dei partiti di governo.
I componenti democratici della commissione di vigilanza Rai hanno poi continuato sostenendo che la televisione pubblica dovrebbe liberarsi dalla spartizione e, come i deputati pentastellati, puntano il dito anche contro l'atteggiamento adottato dall'ad Rai:
Il risultato? Una Rai sempre meno credibile, sempre più strumento di propaganda e sempre meno al servizio dei cittadini. Senza una vera riforma che liberi la tv pubblica da questa logica spartitoria, il declino continuerà. Invece di pensare solo alle nomine, chiediamo ai partiti di maggioranza di presentarsi subito in Commissione di Vigilanza per superare l’assurda situazione in cui, a mesi dalla nomina del nuovo Cda, manca ancora un presidente di garanzia. Uno stallo senza precedenti, che consente all’amministratore delegato di sottrarsi alle audizioni parlamentari, mentre non si vede alcuna volontà da parte del governo di recepire immediatamente il Media Freedom Act.