Paolo Sorrentino e la festa per lo scudetto del Napoli: “C’è chi dice basta, ma è ancora presto”
Tra i volti e i nomi fuori dal campo dello scudetto del Napoli c'è sicuramente quello di Paolo Sorrentino. Il regista premio Oscar per La Grande Bellezza ha più volte incluso il tema calcistico nelle sue narrazioni cinematografiche, utilizzando lo sport come metafora, ma anche come feticcio. Da L'uomo in più a The Young Pope, fino al recente È stata la mano di Dio, il calcio per Sorrentino è stato soprattutto Napoli e, ovviamente, Maradona, che ha avuto un'enorme influenza sulla vita del regista, in senso ideale e fattivo se si considera ciò che racconta nel suo ultimo film.
Paolo Sorrentino a Supertele
Reduce dalla festa del Maradona per lo Scudetto del Napoli, il regista e produttore Paolo Sorrentino è intervenuto a Supertele, il programma sportivo del lunedì sera condotto da Pierluigi Pardo, in onda su DAZN. Si è parlato naturalmente di Napoli e della domenica di festa che è stata: "Ero a bordocampo ed era 10 volte più bello che andare sugli spalti. È stato molto emozionante. Vedere il calcio vero e giocato da vicino è impressionante. La velocità del gioco è qualcosa di banalmente bellissimo”.
Una festa, quella iniziata domenica, che non si è certo conclusa e che continua a serpeggiare per le strade di Napoli, destinata a proseguire almeno fino alla fine del campionato. Dice Sorrentino: “La festa è ancora in corso, penso che andrà avanti un bel po’. Alcuni cominciano a dire basta e li capisco, ma per noi è ancora presto”.
Lobotka l'uomo in più del Napoli per Sorrentino
In collegamento era presenta anche Ezio Glerean, l'allenatore che ha ispirato L'uomo in più, il primo film diretto da Sorrentino: "Quando mi stavo documentando sul mio primo film parlai con un giornalista napoletano, Antonio Corbo, che mi spiegò il modulo di Glerean che per me fu una folgorazione illuminante, tradussi questa spericolatezza calcistica in un modulo narrativo cinematografico". E parlando di uomo in più, nel dover trovare quello per lui più determinante in questa stagione di trionfo del Napoli, sceglie Lobotka: "È anche un grande merito di Spalletti, perché prima che arrivasse giocava in maniera diversa. Spalletti lo ha trasformato, è stato il giocatore più costante. Poi mi piace molto come essere umano”. Quindi, impossibile non pensare all'anno prossimo, le voci di mercato, il possibile addio di Giuntoli: “Sarebbe bello se si andasse avanti. Quest’anno pensavamo di arrivare undicesimi e invece abbiamo vinto lo Scudetto. È anche bello vedere il cambiamento, anziché le stesse persone”.
Infine, un parallelismo tra la figura dell'allenatore e quella del regista: “Il regista e l’allenatore sono lavori abbastanza simili. Gestiscono gruppi di persone e possono migliorare performance dei giocatori in campo. La differenza è che ogni settimana l’allenatore deve fare le interviste, una cosa che ritengo penosa. Noi le interviste le facciamo una ogni due anni”.