Doveva andare in onda il lontano 7 novembre 2022. Invece la prima puntata di Non sono una signora, il talent per drag condotto da Alba Parietti, è sbarcata su Rai 2 ieri sera, giovedì 29 giugno. In mezzo, infiniti rinvii, annunci ufficiali e ripensamenti. Tanto che sul web si cominciò a mormorare che la Rai non considerasse lo show all’altezza per la messa in onda. Con queste premesse, impossibile perdersi il kick-off. Come è andata? Per alcuni aspetti mica male. Su altri, invece, sarebbe da stendere un caritatevole e massiccio strato di fondotinta. Due giurie, una conduttrice, cinque concorrenti vip che “battono i tacchi per la prima volta” sfidandosi in tre prove: catwalk, lip-sync e improvvisazione. Uno solo vincerà la gara e andrà dritto in finale senza rivelare la propria identità, al contrario degli eliminati. Vediamo cosa ha funzionato e cosa no in questo battesimo del fuoco (e glitter).
Innanzitutto, il meccanismo di gioco ricorda molto da vicino quello de Il Cantante Mascherato. Non proprio il programma Rai più fortunato della stagione. Il talent, però, è ispirato all’originale americano Make up your mind. Basta dare un'occhiata su Youtube per rendersi conto di quanto il livello del nostro corrispettivo sia inferiore, anche solo a livello di impatto scenografico. “Inferiore”, comunque, non significa inguardabile. Il lavoro di make up è sopraffino e rende i volti dei concorrenti vip davvero irriconoscibili. Peccato solo per i costumi, spesso vittime del tanto sciagurato “effetto cartapesta”.
Una giuria è chiamata a scoprire chi si celi sotto l’impenetrabile coltre di make up ed è una giuria di tutto rispetto formata da Mara Maionchi, Filippo Magnini, Sabrina Salerno e Cristina D’Avena. Le ultime due hanno dato le soddisfazioni più grandi in puntata arrivando a ipotizzare, anche con una certa convinzione, nomi come Cristiano Ronaldo, Enrique Iglesias, Luis Miguel e Alvaro Soler. Ma anche Miguel Bosè. Il tutto, a fronte di uno show con più strass che budget. Alle due cantanti, lo scettro di migliori in campo. Per pura estemporaneità.
A Non sono una signora, anche una seconda giuria, di drag professioniste. A loro il compito di dare un commento tecnico: Elecktra Bionic, vincitrice della prima edizione di Drag Race Italia, Vanessa Van Cartier, italo-belga e tenutaria del titolo ‘Miss Continental', insieme a Maruska Starr, cantante “en travestì” da oltre 10 anni. Grande competenza e serietà nel valutare le performance dei concorrenti, questo innesto dello show è coloratissimo, pungente e molto ben amalgamato. Non si può che promuovere a pieni voti.
Il cast è un altro elemento che funziona. Cinque concorrenti davvero famosi è già molto più di quanto un reality/talent vip riesca a offrire di media. In particolare, risulta azzeccata, almeno nelle intenzioni, la scelta di Rocco Siffredi (nei voluminosi panni della drag Eva Lungheria). Letteralmente un T-rex sui tacchi, viene eliminato nel giro di una catwalk, ma ciò gli dà la possibilità di fare un bel discorso sull’inclusione. Peccato solo il tempismo, visto che lo show ha avuto la sfortuna di andare in onda proprio oggi, quando l’attore hard è travolto dalle polemiche per aver chiamato nella sua Academy a luci rosse la discussa diciottenne Maria Sofia Federico, femminista e sex worker delle polemiche. Trovarsi davanti a una specie di agiografia del “Rocco nazionale” sarà stato forse un filo spiazzante per più di un telespettatore.
Anche Patrizio Rispo, storico volto di Un Posto al Sole, ha accettato la sfida e, nel momento in cui non è stato riconosciuto dalla giuria, a differenza di Siffredi, ha scagliato una frecciatina mica male: “Si vede che di sera guardate più porno che la Rai”. Eliminati, e quindi scoperti, anche Sergio Muniz (la Isla Rodrigo) e Lorenzo Amoruso (Gigliola Yard). Peccato che quest’ultimo abbia “spoilerato” la propria identità via storie Instagram già nel pomeriggio stesso della messa in onda del programma. Surreale anche il fatto che abbia parlato della compagna, la ex Miss Italia Manila Lazzaro, quando oggi i due si sono lasciati già da un bel pezzo. Il concorrente ha spiegato come lo show lo avesse aiutato a comprendere meglio le donne, specialmente la sua amata. Poco male, considerando che la coppia è scoppiata poco dopo la registrazione del programma (ottobre scorso).
Non sono una Signora manca di ritmo, però. Il meccanismo è farraginoso e toglie brillantezza al risultato finale. Praticamente, la trascinante forza vitale delle drag (concorrenti compresi) viene ingabbiata nel tono da messa cantata, tipico della Rai. In particolare, è la conduttrice Alba Parietti l’anello debole del programma. Assente dal Servizio Pubblico, in qualità di presentatrice, da ben 17 anni, è evidente quanto necessiti di riprendere confidenza con il ruolo. Convinta è convinta, per carità, ma inciampa spesso nel parlato, nonostante i (vistosi) tagli al montaggio le vengano in soccorso in più d'una occasione. Un esempio su tutti: il claim dello show è “Don’t Be a Drag, Just Be a Queen”, celeberrimo verso di Lady Gaga, ma in versione italiana. Parietti lo ripete più volte e quasi sempre in maniera differente: “Non essere noiosa, sii solo una regina”, “Non essere signora, sii regina”, “Non siate signore, siate regine”. Bene ma non benissimo.
Non sono una signora è il divertente carrozzone che ci saremmo aspettati di vedere? Di certo non replica l’atmosfera leggera e frizzantina di, per fare un esempio che appartiene alla stessa rete, Boomerissima. Se tutte e sei le puntate non fossero già state registrate lo scorso anno, ci sarebbe da lavorare sul ritmo, sulla precisione e sulla capacità di coinvolgere maggiormente lo spettatore. Più spazio, per esempio, sarebbe forse da dare alle già citate D’Avena e Salerno.
Magari qualcosa può ancora essere migliorato rimettendo mano al montaggio. Intanto, il talent si presenta come un mappazzone di buone intenzioni, anzi alle volte anche eccellenti, ingabbiate da un meccanismo che denota ancora una scarsa attitudine al vero coraggio, nonché all’orgoglio. Arriva a fare trenta, ma poi si ferma lì. Soprattutto di questi tempi, è già un mezzo miracolo che ci sia e gliene va dato atto. Promuoverlo in toto “solo” per questo, però, non sarebbe giusto. Le regine meritano un trattamento regale. E Non sono una signora, titolo tra l’altro azzeccatissimo, tende a volte alla confusione, sperando di cavarsela con la caciara. Risultando, in definitiva, più “drag” che “queen”.