Nomine del Cda Rai, il toto nomi dopo le dimissioni di Soldi: non c’è l’accordo tra Fratelli d’Italia e Lega
Prima della pausa estiva, il Parlamento si ritrova a dover risolvere il rebus sulle nomine del cda Rai. Il centrosinistra è convinto che si continui a rimandare, avallando perdite di tempo prezioso, fonti parlamentari del centrodestra, riporta Adnkronos, pare invece ritengano la questione prioritaria. Al momento, sul tavolo, il toto nomi è un punto centrale di questa rovente fine del mese di luglio.
I tempi sono strettissimi e il vero nodo pare sia proprio il passaggio in Vigilanza: una volta che le Camere avranno indicato i 4 consiglieri di nomina parlamentare, resta la spinosa nomina del nuovo presidente Rai dopo le dimissioni di Marinella Soldi, che ha lasciato per "motivi personali e professionali". La maggioranza ha 25 voti e per eleggere una figura terza servono i due terzi dei voti, ovvero 28. Sicuro è che se al massimo entro venerdì non se ne verrà a capo, se ne riparlerà alla ripresa a settembre.
L'idea sarebbe quella di tornare alla struttura tradizionale, con un solo capo azienda e non più due, scardinando così l'attuale doppia poltrona occupata in tandem da Giampaolo Rossi (dg) e Roberto Sergio (ad). Tante le altalene di questo anno difficile, che hanno fatto slittare più volte il rinnovo del Cda. Questo perché l’accordo tra Fratelli d’Italia e Lega ancora non c’è. Matteo Salvini punterebbe a ottenere la nomina del direttore generale, che in teoria dovrebbe affiancare Rossi, passato alla nomina di Ad. Abolire la figura del direttore generale, dunque, tornando a un capo d'azienda unico, spegnerebbe le sue ambizioni.
Nello schema dei vertici a FdI andrà l’ad (Rossi) e a Forza Italia la presidenza di garanzia della Rai (per la quale sarebbe stata indicata Simona Agnes). Salvini in quota lega non si vorrebbe accontentare del direttore Prime Time, Marcello Ciannamea, ma, qualora non avesse la nomina Dg, vorrebbe avere un'influenza sul settore informazione. L'obiettivo sarebbe il Day Time, che attualmente è in mano ad Angelo Mellone e che, in potenza, gli permetterebbe di ‘controllare' l'informazione dei programmi pomeridiani, tanto cari agli abbonati.
In questo scenario, si apre un'altra figura, quella di super-direttore, un ruolo di coordinamento di tutte le direzioni dei generi (Prime Time, Day Time, Approfondimenti). Il nome non apparterrebbe alla frangia di destra e sarebbe Stefano Coletta, ad oggi relegato alla direzione Distribuzione. Un dirigente che ha grande conoscenza della macchina Rai e ha portato più di una volta una rivoluzione salvifica, direttore di Rai 1 dal 2020 al 2023, nonché autore delle prime serate di successo della rete ammiraglia prima che TeleMeloni decidesse di confinarlo alla Distribuzione. Tornare a Coletta, riporta La Stampa, sembrerebbe avere una sola spiegazione: "Dopo un anno così, dopo i tanti flop e le fughe dei big, ‘in Rai sono disperati' ".
Resta da sciogliere, in ultima istanza, anche la questione generata dallo scoramento del direttore del Tg1, Gianmarco Chiocci, che pare vorrebbe lasciare l'ennesima poltrona che non avrebbe ancora un nome alternativo. Intanto la Presidente del Consiglio rifiuta qualsiasi etichetta: "Non accetto queste accuse, nervosismo non c'è perché c'è TeleMeloni ma perché non c'è più TelePd". I vertici attuali hanno rispedito a Fanpage.it la domanda posta in conferenza stampa per la presentazione palinsesti 2024/2025 sul percepito esterno, a suo modo drammatico, rispetto al clima che si vorrebbe trasferire sulla Tv di Stato nelle comunicazioni ufficiali. Agosto è alle porte, il Cda attende le nomine, le mancate convergenze non sembrano a favore di tempi stretti.