Michele Bravi giudice del Serale di Amici 22, la lettera agli allievi: “Vi faccio una premessa”
Ieri il talent show di Maria de Filippi ha annunciato che Michele Bravi sarà uno dei giudici del Serale di Amici 2022/2023 in partenza dal 18 marzo. Il famoso cantante siederà sulla poltrona rossa del programma ogni sabato, in prima serata su Canale 5, insieme a Giuseppe Giofrè e Cristiano Malgioglio, e su Instagram, attraverso un lungo messaggio, ha dato un consiglio agli allievi che dalla prossima settimana saranno in corsa verso la vittoria. Poi ha voluto sottolineare: "Sono stato chiamato a giudicare e proverò a farlo con una premessa".
Le parole di Michele Bravi
"Cari ragazzi di Amici, io sarò una delle tre persone sedute sulla poltrona rossa a guardarvi nel vostro primo grande spettacolo": così ha iniziato il suo lungo messaggio social Michele Bravi. Rivolgendosi ai concorrenti del Serale, li ha invitati a non dimenticare mai "di illuminare chi vi ascolta e guarda, non abbiate mai paura di dare spudoratamente agli altri tutto quello che è ammassato dentro di voi". "E anche quando vi sembrerà di non avere nulla, non abbiate paura di darlo tutto quel nulla. Tutti hanno qualcosa da dire, noi abbiamo la fortuna sacra di avere anche qualcuno che ci ascolti. Non possiamo che esserne grati", ha continuato.
Il nuovo giudice ha voluto fare una premessa: "Non ho mai pensato che esistessero brutte canzoni e belle canzoni, brutte esibizioni e belle esibizioni. Penso che esistano canzoni che posso capire e canzoni che non posso capire, esibizioni che riesco a decifrare e altre che parlano una lingua che non conosco. Spero di potervi comprendere e decifrare sempre. Se non dovesse accadere, non pensate mai che il mio possa essere un giudizio negativo, sarà soltanto la richiesta di uno spettatore che cerca di dirvi ingenuamente: “Spiegalo anche a me, fai entrare anche me".
"Conosco la vostra euforia"
Si è immedesimato nei giovanissimi talenti che prenderanno parte al Serale, "Conosco la vostra euforia" ha continuato sottolineando di essere cresciuto con "questa assurda presunzione di avere delle cose da dire, di raccontare una storia nella speranza che la mia esperienza individuale potesse diventare uno sfogo universale, aperto a tutti. Ed è una presunzione meravigliosa". Ha concluso il suo lungo discorso citando Pasolini:
Lui diceva che perchè un libro possa essere d’aiuto a chi legge deve essere stato prima di tutto d’aiuto a chi l’ha scritto. E credo che questo valga per ogni forma d’arte.