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Meloni e Salvini attaccano Damilano e la Rai: “Pagato mille euro a puntata per comizi contro noi”

Bufera sulla striscia quotidiana di Rai3 Il Cavallo e la Torre. Il centrodestra contesta l’intervista di Damilano al filosofo francese Lévy, che tra le altre cose ha detto: “L’elettorato non va sempre rispettato in democrazia”.
A cura di Andrea Parrella
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A pochi giorni dalle elezioni, la Rai finisce nell'agone del dibattito politico per la puntata del 19 settembre de Il Cavallo e la Torre, la striscia quotidiana di Rai3 condotta da Marco Damilano. La puntata è finita oggetto di aspre critiche per i contenuti della puntata, che tra le altre cose ha ospitato il filosofo francese Bernard-Henri Lévy. Presenza che ha sollevato enormi polemiche per alcune affermazioni dell'ospite:

L'elettorato non va sempre rispettato in democrazia. Quando gli elettori portano al potere soggetti come Benito Mussolini, Hitler, Putin, questa scelta non è rispettabile. La democrazia è volontà popolare, ma anche rispetto di alcuni principi fondamentali che caratterizzano la democrazia stessa. Un fascista che arriva al governo attraverso le urne.

Salvini e Meloni contro Damilano

Intervento quello di Lévy, che ha generato grosse polemiche dal centrodestra. Il primo è Salvini: "Sulla Rai c’è stato un comizio di Damilano, pagato mille euro a puntata, contro la Lega. Vi sembra normale in un servizio pubblico percepire mille euro a puntata? Un operaio li vede in un mese, non in dieci minuti la sera su Rai3. È normale che lo paghino gli italiani? I comizi se li paga chi fa i comizi”. Ad attaccare Damilano c'era, in prima fila, Matteo Salvini, che ha trovato il preteso per rafforzare la sua proposta di abolizione del canone proposta nei giorni scorsi:

“Possiamo dirci che ci sono stipendi da centinaia di migliaia di euro o, in alcuni casi, da milioni di euro, che si possono rivedere? È giusto che siano gli italiani a pagare con un miliardo e 800 milioni di tasca propria i servizi della Rai? Abbassino un po’ i super stipendi e vedi che qualcosa puoi risparmiare”.

Anche Giorgia Meloni si è scagliata contro l'ex direttore de L'Espresso: "Per Fratelli d’Italia interviene anche Giorgia Meloni: “Il servizio pubblico ospita uno scrittore francese – che già difese il terrorista comunista Cesare Battisti – per spiegarci l’idea di democrazia della sinistra e paragonare un’Italia a guida centrodestra ai peggiori regimi. Cioè: se italiani votano FdI o Lega non vanno rispettati”.

Barachini contro Damilano

Oltre a vari esponenti del centrodestra, a dire la sua contro la puntata de Il Cavallo e la Torre è stato il presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Alberto Barachini: “Quanto accaduto rappresenta una palese, plurima violazione della normativa sulla par condicio, in spregio dei basilari principi di pluralismo, imparzialità ed equilibrio che devono orientare il servizio pubblico”. Poi prosegue: "L’ospite internazionale, estraneo alla competizione elettorale ha svolto un lungo e violento monologo diretto ad alcuni soggetti politici senza contraddittorio e ha rivolto un grave attacco contro la democrazia italiana, rappresentata come un Paese esposto a derive autoritarie e anticostituzionali". Infine ha contestato apertamente Damilano:

Non solo è stato incapace di arginare la violenza verbale del suo ospite in piena par condicio e di riequilibrare l’evidente faziosità dello stesso, ma ha contribuito alla distorsione del dibattito con la sua premessa e con domande tendenziose. La vicenda è tanto più preoccupante in quanto avvenuta nel servizio pubblico, a pochi giorni dal voto, in apparente totale assenza di controllo editoriale“.

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