Massimo Ranieri: “Mandato a 7 anni a lavorare in strada, guadagnavo 200 lire a settimana”
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Massimo Ranieri torna in Tv a poche settimana dalla partecipazione al Festival di Sanremo e lo fa nel salotto di Domenica In, ospite di mara Venier, per raccontarsi in una lunga intervista. Dalle tappe principali della sua storia sanremese, fino all’ultima partecipazione, che lo ha visto classificarsi al 23esimo posto con il brano Tra le mani un cuore, Ranieri si mette a nudo raccontando gli snodi principali della sua carriera, sin dagli inizi.
Massimo Ranieri si racconta a Mara Venier
A quasi 74 anni, Ranieri non sembra avere alcuna intenzione di arretrare rispetto ai suoi impegni: "Gli anni sono un numero, la capoccia lavora bene", spiega con il sorriso l'artista: "Dentro di me c'è questo bambino, Giovanni o Gianni come mi chiamavano". Un'infanzia che è stata breve, determinata dalla necessità di diventare adulto in fretta, per potersi guadagnare da vivere: "A 7 anni mi hanno mandato in mezzo alla strada a lavorare. Ero un bambino, prendevo 200 lire a settimana. Una volta si poteva comprare un etto di zucchero, un po' di caffè, una pagnotella di pane".
Tanti i ricordi degli anni di infanzia, tra cui una che gli ricorda una delle sue prime esibizioni: "Era il compleanno forse di mia cugina. Avrò avuto 8 anni e quello casalingo era il mio primo palcoscenico. Sicuramente cantavo una canzone di Adriano. In quegli anni mi davano le mance ai ristoranti e fuori alle bettole".
Come è nata l'idea di Tra le mani un cuore a Sanremo
Ranieri torna al ricordo della sua storia con Sanremo. Partecipa al suo primo Festival nel 1968, quando aveva soli 17 anni e cantava: "Da bambino in coppia con i Giganti […] Si faceva al Casinò e ho incontrato il gigante Mimmo Modugno. Mi intrufolavo al teatro dove faceva le prove, giusto per fargli sentire la mia voce". Poi una frattura nella sua carriera, quando sceglie di smettere con la musica per fare teatro: "Ero un pesce fuori d'acqua. Ebbi una crisi, perché ero abituato a cantare e loro volevano che parlassi. Però sentivo il bisogno di imparare. Non ho mai rimpianto di aver preso questa decisione". A segnare la sua carriera e il percorso al Festival, sicuramente l'eterna "Perdere l'amore", che non doveva essere una canzone per il Festival: "Gianpiero Artegiani arriva a casa. Ero tornato dalla tournée alle 7 di mattina, ero stanchissimo. Io lo incontrai per rispetto perché fa questo lavoro e aveva pensato a me. La canzone era Pierina, una storia che mi raccontava lui di un ragazzo che muore. Quando ho visto una luce nella mia casa discografica, sono andato a salutare e la ho scelto di cambiare con Perdere l'amore. Storia simile quella che riguarda "Tra le mani un cuore", l'ultima canzone che ha portato all'Ariston e non ci doveva andare: "Tiziano Ferro per me è un fratellino, è così dolce, profondo, intelligente. L'ho chiamato e gli ho chiesto una canzone che non era per Sanremo ma per chiudere l'album. Sono rimasto sul divano per sentirla bene e ho deciso di presentarla a Carlo Conti".