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Maria De Filippi dice “ca**o” in Tv senza censura, è una piccola svolta

La conduttrice continua a sfatare certi tabù della Televisione e stavolta lo fa con la parolaccia. Sarebbe interessante se, partendo da qui, la Tv iniziasse a preoccuparsi di una volgarità che spesso non sta nelle parole.
A cura di Andrea Parrella
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Il successo di C'è Posta per Te è una sorta di postulato della televisione. Da oltre 20 anni, ormai, il programma batte record su record in termini di ascolti e solo da alcuni cavalca alla perfezione un effetto esterno alla televisione in sé: il meme. Le storie raccontate nel programma, spesso sopra le righe e animate da personaggi eccentrici, trovano una seconda vita in forma di frammenti sui social.

Così è successo alla frase che Maria De Filippi ha rivolto a un genitore durante la puntata del 29 gennaio. Qual è il dettaglio? Che la conduttrice si concede una parolaccia, non tagliata nonostante il programma sia registrato e nemmeno coperta dal classico bip al quale la televisione ci ha educati: "Ma quando una figlia si sposa, a chi cazzo li deve chiedere i soldi se non al padre?". Il finale della frase si disperde nel fragoroso applauso liberatorio del pubblico in studio, che apprezza il concetto e anche lo stile.

Ormai la rottura del protocollo televisivo da parte di Maria De Filippi è un appuntamento classico stagionale. La conduttrice, non c'è che dire, è la sola a provare – e a potersi concedere – delle escursioni fuori dal perimetro tradizionale della Tv. Se altri lo fanno saltando da una piattaforma all'altra con l'aiuto dei social, lei rompe il cerimoniale dall'interno. Allarga lo spazio di rappresentazione della Tv quando rende fruibile al pubblico la sua uscita dallo studio e i lunghi momenti di silenzio, in attesa che accada qualcosa. Rompe le barriere convenzionali del mezzo quando decide di concedersi una parolaccia e sceglie, consapevolmente, di evitare ogni forma di censura.

Quanto accaduto a C'è posta per te non è sicuramente lo sdoganamento definitivo della parolaccia in Tv, ma sarebbe interessante se la televisione stessa, partendo da scelte come quella di De Filippi ieri, cominciasse a preoccuparsi di una volgarità che per prassi viene confinata alle parole, nonostante si tollerino ben altri tipi di grossolanità nelle immagini, quindi il senso profondo di ciò che si trasmette.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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