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Marco Damilano sul suo futuro in Rai: “Parlerò con i dirigenti, stiamo dimenticando il pubblico”

Il conduttore de Il Cavallo e la Torre risponde del suo futuro nel corso dell’ultima puntata di Che Tempo Che Fa. Poi si abbandona a una considerazione: “I governi, di qualsiasi colore, vogliono che alcune cose non si vedano. Il servizio pubblico ha il dovere di mostrare quelle cose”.
A cura di Andrea Parrella
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Tra i nomi in bilico per la Rai del prossimo anno c'è sicuramente quello di Marco Damilano. Conduttore de Il Cavallo e la Torre, spazio di approfondimento nell'access di Rai3 da alcuni mesi, il giornalista è stato ospite di Fabio Fazio nell'ultima puntata del programma sulle reti Rai. Fazio, che non ha perso occasione per fare riferimento al nuovo corso "politico" della Rai, ha chiesto a Damilano: "Volevo sapere se ti misurerai col merito anche nella stagione successiva". 

La risposta di Damilano non si è fatta attendere: "I nuovi dirigenti sono stati appena nominati, aspetto di incontrarli e penso che una cosa che si è dimenticata completamente in queste settimane di telemercato: il pubblico che paga il canone e avrebbe diritto a vedere delle figure di riferimento". Il riferimento, in questo caso, era ovviamente a Fabio Fazio, ma Damilano ha proseguito così: "Altra cosa di cui ci si dimentica completamente sono le persone di cui parliamo nelle nostre trasmissioni, articoli, sui nostri giornali. La differenza tra Italia e Turchia, ad esempio, è che in Italia il potere del governo pro tempore, che sia del Pd, 5 stelle o centrodestra, quando è in carica non vuole far vedere delle cose che sono i giornalisti a far vedere. In questo il servizio pubblico ha un dovere in più e non in meno: far vedere le cose". 

Infine Damilano ha toccato un aspetto affatto irrilevante, ovvero le posizioni di molti esponenti della maggioranza, che vorrebbero l'abolizione del canone Rai: "I nuovi dirigenti Rai hanno una responsabilità maggiore, perché devono difendere il servizio pubblico dai partiti di governo che vogliono togliere il canone dalla bolletta – 500 milioni in meno per fare i programmi che il pubblico vede –  e poi devono difendere autonomia e professionalità di chi lavora in Rai, ci metto anche la mia, e vorrei dire anche un po' la loro". 

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