Dopo due puntate della nuova gestione Made in Sud targata Clementino–Lorella Boccia, è già tempo di bilanci. I numeri e i dati non sempre bastano a spiegare le cose. Il gioco lo conoscono tutti: i numeri si possono leggere di sbieco, in controluce, dritto per dritto, e possono pertanto piegarsi a tutte le occasioni. Quindi, no, non saremo qui a dire che Made in Sud non convince – o che sta andando male – in ragione degli ascolti tv e soltanto perché già in calo tra la prima e la seconda puntata. Però, c'è qualcosa che non va. Vediamo cosa.
Cosa funziona a Made in Sud
Per fare prima, proviamo a partire da quello che funziona. La coppia di conduttori è stata presentata come la novità assoluta: Clementino e Lorella Boccia sanno fare squadra. Sono una coppia inedita che, con tutte le difficoltà del caso, si amalgama bene. Il sorriso di Lorella Boccia coinvolge mentre l'atteggiamento di Clementino, perdonate la rima, travolge: i due sono un po' yin e yang e dove lei rispetta tempi e spazi, l'altro va un po' fuori bordo. Tutto sommato, ci può stare. Si direbbe: Clementino fa Clementino. Maurizio Casagrande tra loro, è un po' un corpo estraneo che deve ancora trovare la giusta quadratura, ma è in questa stessa sensazione, in questa stessa idea di essere un po' lo straniero del villaggio che si basa la sua presenza.
Il coraggio di sperimentare
Un'altra lieta nota di queste prime due puntate è rappresentata dall'unico tentativo del comparto autori di gettare il cuore oltre l'ostacolo, per non dire il già visto, con la presenza di Pasquale Palma e di Gennaro Scarpato (ex Malincomici). Il loro pezzo – o tacchiò, o tabbè – è un divertente esperimento che cerca di unire una tradizionale comicità regionale (I ragazzi del circoletto di Antonio e Michele) a qualcosa di surreale e di assurdo, tra Aspettando Godot di Samuel Beckett e le masticazioni linguistiche di Antonio Rezza. Qualcosa di assolutamente straniante e per questo coraggioso in un contesto che cerca sempre la comfort zone. Altri due elementi che spiccano: Simone Schettino e Francesco Cicchella. Il primo è ormai il decano dei cabarettisti campani, l'unico tra i presenti ad aver vissuto stagioni da protagonista in anni d'oro per la tv (tra tutte, Convenscion). La sua presenza è una garanzia. Come lo è Francesco Cicchella, che dopo il passaggio a Mediaset via Honolulu, torna nel format che lo ha lanciato dimostrando – qualora ce ne fosse ancora bisogno – di essere pronto a qualcosa di ancor più grande, magari uno show tutto suo proprio sulle reti nazionali.
Cosa non funziona a Made in Sud
E qui veniamo al punto, assodato che il problema di Made in Sud non è la vetrina. Il problema di Made in Sud è il negozio. Che per la maggioranza dei numeri, resta sempre e da sempre uguale a se stesso. Anzi, se consideriamo la precedente edizione, ha probabilmente fatto un passo indietro perdendo qualche pezzo pregiato e continuando a puntare tutto su personaggi che ormai hanno perso ogni legame con la credibilità. Un esempio per tutti. Lo spazio riservato agli Arteteca è probabilmente il simbolo più forte e lampante di questa decadenza, specchio di uno show che resta prevedibile. Gli Arteteca hanno declinato il rapporto di coppia in ogni modo possibile, fanno questo da tutta una vita, dal più scontato al più improbabile. Ora, sono la coppia stanca della routine che cerca il giochino di ruolo per mettere pepe al rapporto. Purtroppo non basta. Suggeriamo, a questo punto, di provare lo step successivo: uno scambio di coppia. La lista dei cattivi è anche più lunga, e per questi vale lo stesso principio: Matranga e Minafò, Luisa e Floriana, Enzo e Sal, Mino, Bolide e Giustiniani. Semp'o stesso, dicono a Napoli.
"Riportare volti credibili per rilanciare Rai2", ha detto Stefano Coletta che, dopo due anni come direttore di Rai1, ha da poco assunto la carica di direttore del genere intrattenimento. Lorella Boccia e Clementino possono far parte del rinnovamento auspicato, lo stesso Made in Sud può esserlo. Per adesso, sembra in bilico tra quello che potrebbe essere e quello che ancora non è. Forse, è arrivato il momento per qualcuno di fare un passo indietro.