L'Isola dei famosi 2024 è naufragata ai nastri di partenza. La formula che vede Vladimir Luxuria alla conduzione con Elenoire Casalegno inviata e Sonia Bruganelli con Dario Maltese nelle vesti di opinionista ieri sera ha toccato il fondo con 2.040.000 spettatori per uno share del 15.8%. Non che godesse di un ottimo stato di salute prima, ma il rinnovo per questa undicesima edizione non ha corrisposto le aspettative già flebili. L'idea di riabilitare il genere dal trash (termine inviso alle dirigenze Mediaset e allo stesso Pier Silvio Berlusconi) ha generato un effetto a catena devastante, ma ancor di più il desiderio di protrarre per dodici mesi la proposta di due reality show in doppio appuntamento settimanale con una sola settimana di interruzione.
Già il Grande Fratello ha mostrato segni di cedimento all'usura, indebolito dall'interno e sempre più cagionevole. Arranca ma resiste, si avvita su se stesso ma non molla. Complice una scrittura che indica la via, una dimensione più domestica h24 (fino al recente taglio delle notti) che spinge alla visione passiva su Mediaset Extra, è il reality per eccellenza di Canale 5 che il pubblico ormai fatica a seguire fino alla fine. Anche perché in sette mesi i concorrenti sono portati più volte fuori la Casa, ricevono informazioni, sono sapientemente indirizzati a fare delle scelte più o meno sensate per tentare di conquistare l'abito da sera della finale. E cosa ancor più grave, nel mix tra Vip e Nip, a un certo punto si è incapaci di distinguerli basandosi sulla coordinata della popolarità.
Sull'Isola questo non può avvenire. I filmati sono frutto di montaggio, di selezione dei momenti più caldi e di ciò che può strizzare l'occhio allo share. Per entrambi però è una questione di scheletro: l'ossatura è sempre la stessa, non ci sono rivoluzioni nelle dinamiche, tutto sembra muoversi su un asse che non prevede significative variazioni. I giochi, i litigi, i vari gate (l'ultimo, quello di Benigno), addirittura i mosquitos sono addomesticati per produrre lo stesso numero di punture urticanti. Fa notizia chi si ritira, non chi resta, in uno slancio di piena solidarietà. Tutto è talmente cristallizzato da invalidare qualsiasi curiosità, estremamente sdraiato su un elettroencefalogramma piatto.
La responsabilità è sempre affibbiata alla conduzione, quando potrebbe non essere così. Che sia migliore una Ilary Blasi più glamour e caciarona rispetto all'istituzionale Vladimir Luxuria in tailleur i dati non lo dicono e nemmeno la risposta di un audience ormai parcheggiato sul divano. È pur vero che lo show in studio sorregge quello in Honduras e fa il paio nell'insieme, altrettanto che il cambio di registro è stato reso necessario anche dagli ascolti preoccupanti che hanno preceduto la più recente formazione. I segnali ci sono tutti, forse servirebbe un anno sabbatico, un periodo di riflessione che, come in un rapporto in crisi, aiuti a guardare i problemi alla giusta distanza. Servirebbe una distanza anche di rete, come si vocifera, che potrebbe portare il format in un'altra azienda, lontana dagli stessi occhi che, a furia di guardarla sotto la lente, stanno finendo per credere in un risultato distorto. La domanda diventerebbe: c'è vita nel prime time di Mediaset oltre i reality e la quota Maria De Filippi? Occorrerebbe trovare una risposta. O porsi il solito buon proposito di cambiare passo, azzardando il brivido che solo nuove idee possono dare.