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Opinioni

L’intervista di Chico Forti al Tg1 dimostra la crisi profonda in cui si trova la Rai

Le polemiche legate alla messa in onda di un’intervista sacrosanta sotto il profilo giornalistico, ma interpretata come spot elettorale, mostra tutta la crisi di credibilità in cui versa il servizio pubblico in questo momento.
A cura di Andrea Parrella
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Intervistare Chico Forti è una di quelle occasioni giornalistiche che chiunque faccia questo mestiere avrebbe colto se ne avesse avuto la possibilità, questo è fuori discussione ed è una premessa doverosa da fare. Non capire, però, il clima polemico che la cosa può alimentare se quell'intervista, viene trasmessa dal Tg1, in questo preciso momento storico e a fronte dell'effetto di polarizzazione politica che la vicenda Forti è in grado di alimentare, significa rifiutarsi di comprendere l'enorme problema di credibilità che la Rai sta attraversando, in questa fase più che mai.

Perché se la messa in onda di un'intervista assolutamente sensata in termini di opportunità giornalistica diventa per molti spettatori e osservatori uno spot elettorale al governo, o comunque una forma di grancassa alla passerella della premier Giorgia Meloni su questa vicenda, allora vuol dire che il problema è di proporzioni gigantesche e che la redazione del Tg1, che pure è abitata da professioniste e professionisti di valore, è percepita aprioristicamente come megafono della maggioranza di governo attualmente in carica.

"È sempre stato così", risponderà chi vuole smentire a tutti i costi la narrazione della Rai diventata TeleMeloni, genuflessa alla narrazione della maggioranza, adducendo come motivazione che la Rai è uno strumento di chi governa da che esiste, o per lo meno dall'ultima svolta sostanziale della riforma del 2015 voluta dal governo Renzi, che ha in effetti concentrato nelle mani dell'esecutivo la gestione del servizio pubblico. Ma no, non è stato sempre così e la spaccatura interna all'azienda, con il sindacato dei giornalisti in protesta nelle ultime settimane per la difesa della libertà d'espressione, ci dice che la situazione non era mai arrivata a livelli di tensione simili, posta la tendenza ovvia di ogni compagine di governo a tutelare se stessa.

Le polemiche per il servizio del Tg1, al di là delle posizioni sulla vicenda di cronaca che riguarda Forti, più che testimonianza di un allineamento tra il racconto di chi governa e quello di chi racconta i fatti, sono la prova evidente di un presentimento sommerso e perenne che questa corrispondenza ci sia. Se la cosa riguarda il telegiornale più seguito d'Italia, vuol dire che l'azienda ha un problema.

Inutile, infine, dover aggiungere la pochezza del dibattito di queste ultime ore. Viene da chiedersi quanto resti ancora da vivere a un paese in cui il rientro di un cittadino dall'estero, indipendentemente dalla sua condizione giudiziaria, diventa tema di dibattito politico così polarizzante.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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