Il passaggio di Amadeus al Nove sarà senza dubbio uno degli aspetti più chiacchierati della stagione televisivi che muove i primi passi in questi giorni. Dal 1 settembre, come noto, il conduttore si è definitivamente liberato dal suo accordo con la Rai ed ha parlato per la prima volta in pubblico di quello che farà al Nove, citando prima Chissà chi è, lo show dell'access ispirato a I Soliti Ignoti e poi, in prima serata, lo show musicale in prima serata dal titolo Suzuki Music Party.
Fino ad allora, Amadeus avrà 20 giorni circa per cimentarsi in una sorta di miracolo, il senso più profondo del suo passaggio al Nove: convincere il pubblico a rinunciare alle proprie abitudini. La sua popolarità è indiscussa, al momento forse non esiste volto televisivo più celebre e noto del suo. La forza di Amadeus, tuttavia pare essere legata a doppio filo al concetto di servizio pubblico, che proprio lui negli ultimi anni è riuscito per certi a svecchiare, con i suoi cinque Festival di Sanremo e con quella capacità di saper raccogliere target e fasce di pubblico anagraficamente diversi.
Convincere questo publico a migrare altrove è però operazione complessa. La platea della Rai è caratterizzata da grande fedeltà, ma anche da una certa staticità, indisponibilità al cambiamento, tutto ciò che sia antitetico al dinamismo. Quello che a noi pare il semplice gesto di pigiare un tasto diverso del telecomando, significa un trauma per chi fatica ancora a concepire che il telecomando abbia più tre canali e, per quanto ci sembri difficile pensarlo, non è così ristretta la fetta di persone che approcciano così la fruizione della televisione, che di abitudine è sinonimo. E così Amadeus, conduttore "largo" per definizione, diventato negli ultimi anni l'emblema del presentatore generalista, potrebbe incontrare non poche difficoltà a stimolare una migrazione di massa sul Nove.
Sarà come per Fazio, pensano legittimamente in molti, e non è impossibile che accada. Ma dietro il passaggio, allora clamoroso, di Fabio Fazio da Rai al gruppo Discovery c'era un elemento di politicizzazione utilizzato dal conduttore come la leva principale per quella che è stata una chiamata alle armi, più che un gesto di semplice fedeltà. Amadeus sarà in grado di replicare un simile effetto "tribale"? A dargli una mano sarà sicuramente la sua uscita dalla Rai, accompagnata dal racconto di una indisponibilità ad accettare richieste bizzarre e forzature di una maggioranza fortemente condizionata dalla maggioranza di destra. Tuttavia la sua strategia comunicativa di questi mesi non ha puntato sulla narrazione dell'esiliato, ma di chi ha fatto una scelta molto ragionata, scegliendo una nuova avventura. I prossimi 20 giorni saranno cruciali per Amadeus: dovrà costruire l'operazione Nove in un tempo brevissimo e giocarsi tutte le armi a disposizione per convincere le persone a un viaggio semplicissimo ma al contempo assai complesso, passare dal numero 1 al 9.