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Opinioni

Le imbarazzanti telecronache di Sinner sono lo specchio di una Rai che aveva dimenticato il tennis

Le voci del tennis Rai Fiocchetti e Panatta si perdono tra entusiasmi immotivati, tifo, derisione degli avversari. È conseguenza naturale della fretta con cui la Rai ha colmato il vuoto su cui ha fatto luce il fenomeno improvviso di Sinner. Dare la colpa ai soli telecronisti significa non guardare il problema nella sua complessità.
A cura di Andrea Parrella
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Le ATP Finals di Torino si sono chiuse con la vittoria di Jannik Sinner, che ha incorniciato il suo anno d'oro in casa, dopo che l'anno scorso era arrivato a un passo dal successo. La trionfale settimana tennistica che si è appena conclusa è stata anche la sintesi dell'incontro definitivo tra Sinner e il grande pubblico, come hanno certificato gli ascolti altissimi in prima serata dei match che lo vedevano protagonista (Rai2 stabilmente sopra i 2 milioni di telespettatori quando in campo c'è lui).

Il neo è la telecronaca di Marco Fiocchetti e Adriano Panatta. I due sono stati scelti lo scorso anno per accompagnare le gesta del tennista numero uno al mondo con le loro voci. Il risultato che ne viene fuori è quantomeno discutibile, soprattutto per i toni adottati, con entusiasmi eccessivi e immotivati che mortificano la parte tecnica e sfociano spesso e volentieri a una sottile derisione degli avversari davanti allo strapotere ostentato da Sinner in questo torneo, che non ha ceduto nemmeno un set agli avversari.

Marco Fiocchetti e Adriano Panatta, voci della telecronaca Rai del tennis.
Marco Fiocchetti e Adriano Panatta, voci della telecronaca Rai del tennis.

L'atteggiamento da tifo di Fiocchetti e Panatta è, tuttavia, la conseguenza inevitabile dell'incontro/scontro tra la nicchia e la massa, che produce sempre distorsioni. Il processo di mediazione e comunicazione di qualcosa che diventa fenomeno all'improvviso presuppone spesso, certamente in questo caso, che prima non ci si sia occupati abbastanza della materia. È esattamente quello che è accaduto in Rai negli ultimi decenni, con il tennis spesso relegato a sport secondario a causa di una presunta carenza di appeal, nonostante la disciplina sia reduce da un ventennio d'oro, visto l'accavallarsi di Federer, Nadal e Djokovic.

Le ragioni economiche e di mercato per le quali la Rai non abbia seguito il tennis a fondo sono evidenti, aritmetiche, ma anche il risultato di scelte precise. Il disinteresse dell'azienda per il tennis ha prodotto un vuoto incolmabile, che la Rai ha deciso di colmare con l'approssimazione di chi crede che tutto sia destinato ad esaurirsi a breve. E invece non è così, perché il tennis, per i presupposti tracciati da Jannik Sinner, dà modo di credere che ne parleremo per una decade Dare la colpa a Fiocchetti e Panatta significherebbe minimizzare, non guardare il problema nella sua complessità. Sarebbe giusto che dopo il colpevole silenzio, Rai iniziasse a costruire un discorso strutturale sul tennis, per evitare che l'uomo della strada sfoghi sull'azienda colpe che non ha, ad esempio non detenere gli onerosissimi diritti di Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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