L’attore israeliano Raz Degan: “Sono giorni di incubo. Mia cognata era al rave, non è più rientrata”
Raz Degan ieri, domenica 15 ottobre, è stato ospite di Silvia Toffanin nel salotto di Verissimo. Nato e cresciuto in un kibbutz israeliano, oggi vive in Italia, ma i suoi pensieri oggi sono rivolti a tutti i suoi cari e ai concittadini che stanno soffrendo per la guerra Israele Hamas. "Sangue porta sangue, vendetta porta vendetta. Come finirà? Io sto pensando alla mia famiglia che sta pensando alla ragazza (la moglie di mio fratello, ndr) di 22 anni che deve tornare, lei era al rave".
Le parole di Raz Degan
"Sono giorni orribili per l'umanità". Raz Degan con gli occhi lucidi a Verissimo ha parlato del suo paese colpito dalle atrocità. "Per noi in Israele sono giorni di incubo. Sono uno di quelli che ha sempre parlato di pace, credo nell'umanità. Ho donato i soldi per i bambini in Siria. Purtroppo la pistola e la spada oggi sono più forti della voce, e fa male all'anima. Non riesco a immaginare a quello che siamo arrivati, non è umano". L'ex modello e attore israeliano ha spiegato che suo padre si trova ancora nel kibbutz nel quale hanno trascorso l'intera vita, ora evacuato. Ma non vuole andare via. "Mio padre e mio fratello sono lì. Mio padre ha 80 anni, il nostro kibbutz, che è come un grande campeggio, è stato evacuato ma lui non va via. Non vuole andarsene". Degan ha raccontato che la moglie di suo fratello era al rave invaso dai miliziani di Hamas: "La moglie di mio fratello è venuta a mancare, era al rave. Non è tornata a casa. È passata già una settimana. Nella tradizione ebraica quando muore qualcuno si sta a casa, i genitori non sanno dov'è. Non sanno dove sia, se sia viva o morta. I cadaveri sono così tanti e non si riescono a distinguere i volti, tanti sono stati bruciati". "La mia sorellastra ha 4 bambini, tutti piccoli, era molto spaventata. Lei viene a casa stasera" ha continuato svelando di essere riuscito a farla scappare. L'attore ed ex modello ha raccontato che i suoi amici "ogni giorno mi chiamano e mi raccontano delle atrocità, così orribili, terrificanti, che ho paura di raccontarle al pubblico italiano. Non è umano, non è giusto".
L'infanzia nel kibbutz
Raz Degan ha poi raccontato della sua infanzia in kibbutz, "che è come un grande campeggio, in cui vivono diverse famiglie che lavorano insieme e dividono quello che producono". Il loro kibbutz si trova a Nord, al confine tra Siria e Libano.
Lo hanno fondato i miei nonni, che erano sopravvissuti dell'Olocausto. Durante l'infanzia spesso stavo chiuso nel bunker, perché al Nord c'erano tante guerre. La mia infanzia è stata speos nel bunker, passavano settimane o mesi nel bunker a vivere con altri 30 bambini. I genitori venivano di sera, di giorno andavano a combattere. Ricordo la prima volta che ho sentito il fischio di una bomba, non sai da dove arrivi e poi l'esplosione è tremenda.
Fece il militare per tre anni perché era obbligatorio, "Avevo capito però che il mio percorso era diverso, mi interessava scoprire, viaggiare. Volevo uscire dal kibbutz". Così decise di lasciare il suo paese: "Avevo 21 anni quando ho lasciato Israele, ma perché il mondo è per tutti. Volevo vivere cose diverse. Oggi sento i miei amici ed è sempre un pugno nel cuore. Tutti in Israele sono stati colpiti".