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Opinioni

L’Acchiappatalenti di Milly Carlucci dimostra che Fiorello ha ragione: per fare tv c’è bisogno di idee

È arrivato su Rai1 L’acchiappatalenti, nuovo show condotto da Milly Carlucci la cui missione, non è ancora ben chiara. Dopo la prima puntata i commenti sui social sono impietosi, ci si chiede se valesse la pena creare un programma che di originale ha ben poco, ma quanto meno è la dimostrazione che per fare tv, ci vogliono le idee.
A cura di Ilaria Costabile
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Nella serata di venerdì 10 maggio è andato in onda in prima serata su Rai1 il nuovo show di Milly Carlucci, il cui titolo è già fin troppo evocativo: L'acchiappatalenti. È bastata la prima puntata perché il programma targato Rai finisse tra i trend di X, con migliaia di commenti da parte degli utenti, e non perché sia la novità di cui il pubblico sentiva la mancanza, ma per l'esatto opposto: se ne poteva fare tranquillamente a meno.

Ci si lamenta sempre che non ci siano novità in televisione, che sia sempre tutto esportato e mal copiato dall'estero, che non ci sia voglia di inventare davvero, e poi, una volta che si prova a creare qualcosa di nuovo parte subito la critica? Potrebbe essere un'obiezione più che valida, ma a ben guardare, stavolta non si tratta di una lamentela sterile, che lascia il tempo che trova, bensì di un'evidenza davanti alla quale c'è poco da obiettare.

Cosa vorrebbe essere, di preciso, l'Acchiappatalenti? Un programma di intrattenimento si potrebbe rispondere senza nemmeno sbagliare l'affermazione, perché in effetti è quello lo scopo con cui è nato, ma cosa va ad aggiungere ai tanti Tu si que vales, Italia's Got Talent e mettiamoci anche l'ei fu Corrida? Probabilmente nulla, se non per l'appunto la figura di un talent scout che dovrebbe avere l'illuminazione di accalappiare il talento a lui più adatto, in appena quindici secondi, nemmeno di esibizione, ma solo attraverso una presentazione dell'aspirante performer che, poi, per la gioia del suo predatore si esibirà dopo la scelta.

Dopodiché, una volta mostrate al pubblico le abilità canore, danzanti o solamente caotiche, i concorrenti vengono raggiunti al centro del palco dal loro talent scout che, poi, dovrà esibirsi in loro compagnia. Ed è in questo specifico momento che entrano in gioco le tre figure dei giudici (Simona Ventura, Flavio Insinna e Francesco Facchinetti ndr.), con il compito di votare, non è ancora chiaro cosa, se il connubio tra artista e futuro mecenate, se l'esibizione, se la bravura dell'uno o dell'altro nell'essersi scelti, insomma, c'è un po' di confusione.

Non è chiaro se ad essere in gara siano gli acchiappatalenti, figure mitologiche dotate di martelletto che hanno i volti di Wanda Nara, Teo Mammucari, Sabrina Salerno, Mara Maionchi e Francesco Paolantoni o i talenti stessi. Se così fosse, quindi, non è altro che l'ennesimo modo per mettere al centro dell'attenzione personaggi già noti, nomi che in tv ci passeggiano, andando da una rete all'altra, senza grandi patemi d'animo e che, quindi, rischiano di offuscare il talento di cui si fanno protettori.

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Salutato il Cantante Mascherato la cui tenuta aveva iniziato a scricchiolare, arriva un nuovo show in prima serata che non soddisfa le aspettative di un pubblico che, magari, vorrebbe divertirsi guardando qualcosa che divertente lo sia davvero (come STEP, ad esempio). I commenti sui social sono impietosi, non c'è bisogno di soffermarsi sulle esibizioni perché, in fondo, è anche un atto coraggioso decidere di partecipare ad un programma televisivo mettendosi in mostra, quindi chapeau ai talenti che, almeno, provano a coltivare le loro passioni. Quello che, come al solito e ormai da troppo tempo, viene a mancare, è una scrittura solida e convincente di uno show che sia degno di chiamarsi tale. Come un palazzo senza fondamenta rischia di crollare su se stesso, un programma televisivo che non ha la giusta proporzione di intrattenimento, curiosità, originalità, dinamismo, rischia (anzi, quasi certamente) di sgonfiare l'aura di novità che lo caratterizza, soprattutto alla prima puntata, e porta il pubblico alla scelta che nessuna emittente vorrebbe mai veder verificata: cambiare canale.

Sarà una cosa all'antica, ma pur volendo apprezzare lo sforzo -con la buona pace delle prossime puntate che potrebbero avere un boom inaspettato- per fare qualcosa che renda in termini di ascolto e di attenzione da parte di chi la televisione si siede a guardarla per scelta, c'è bisogno di tempo, di un'intuizione, di una predisposizione particolare al cambiamento. Oppure, come semplicemente ha detto Fiorello congedandosi dalla meravigliosa avventura di Viva Rai2: "ci vediamo alla prossima idea".

Ecco, per far funzionare L'Acchiappatalenti, ci sarebbe voluta una bella idea.

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Nata nel 1992, giornalista dal 2016. Ho sempre scritto di cultura e spettacolo spaziando dal teatro al cinema, alla televisione. Lavoro nell’area Spettacolo di Fanpage.it dal 2019.
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