Siamo nel mezzo della settimana conclusiva della prima stagione di David Parenzo a L’Aria che tira e già un po’ ci manca quest’appuntamento quotidiano. Parenzo ha rischiato molto quando ha ereditato un format che apparteneva a Myrta Merlino, ma ha avuto la capacità di indovinare il rebranding. È un’altra cosa rispetto al passato. È una trasmissione più dinamica, più immediata, sempre sulla notizia politica e sull’attualità più stringente, senza mai storcere il naso, anzi, contribuendo ad allargare le maglie del racconto di questa attualità.
Il morning show ha subito una trasformazione radicale grazie anche a una valorizzazione assoluta del materiale che già c’era. Le inviate così come il lavoro della redazione – Ludovica Ciriello, Isabella Ciotti, Erika Antonelli, Michela Rubortone, Maria Antonia di Maggio, Amelia Cartia e Fabrizio Papitto – hanno cominciato a brillare di luce nuova, protagonisti tanto quanto il conduttore del racconto quotidiano del Paese. Sin dalle prime battute, abbiamo percepito chiaramente la nuova energia che Parenzo ha saputo infondere alla trasmissione, adottando un tono più colloquiale e informale, rompendo con la rigidità tipica degli altri morning show.
Il risultato è stato quello di un programma che sa alternare il suo tono di voce, mantenendo autorevolezza e pertinenza, guadagnando anche i favori di un pubblico più giovane, storicamente meno avvezzo a seguire i dibattiti tra ospiti politici e non, grazie a un rinnovato lavoro sui social media. Ospiti che qui diventano veri e propri personaggi, che siano guest o ricorrenti. Citiamo in ordine sparso: il sociologo Luigi Manconi, la giornalista Laura Tecce, Alessandra Mussolini – i cui siparietti proprio con Parenzo sono ancora tra i più cliccati –, il professor Christian Raimo, le analisi e le riflessioni di Fausto Bertinotti nelle giornate di preparazione al voto europeo e, più di recente, anche il nostro direttore Francesco Cancellato, dal momento in cui l’inchiesta Gioventù Meloniana ha dettato il dibattito politico. Sull’inchiesta, ad esempio, Parenzo si è inventato un conteggio dei giorni che il Presidente Giorgia Meloni ha lasciato passare prima di rispondere e, ancora, ha preparato una sedia per invitare il Presidente nei giorni in cui c’è stata l’accesa campagna elettorale di Fratelli d’Italia.
È chiaro che Parenzo, per riuscire in questa rivoluzione, ha innestato gradualmente gli anticorpi de La Zanzara. Chi arriva su La7 a programma iniziato, sa immediatamente dove si trova e quello che accade. Proprio come avviene nella trasmissione radiofonica condotta con Giuseppe Cruciani. Lo spettatore si ritrova anche a confronto con personaggi che hanno sempre occupato lo spazio della cronaca, ma che prima non entravano facilmente in uno studio televisivo: da Wanna Marchi e Stefania Nobile fino al recentissimo Cicalone, l’ex pugile che va a caccia di borseggiatori nella metro di Roma, con cui si è persino prestato a una dimostrazione pratica: la mata leao, la mossa che le Forze dell’Ordine fanno per immobilizzare trasgressori e delinquenti.
In una intervista a Fanpage.it, David Parenzo ci ha detto che uno dei libri di formazione della sua gioventù è stato “Esercizi di stile” di Raymond Queneau: “In questo libro, si racconta la stessa storia in 99 modi diversi. E io penso che se tu vai a Buckingham Palace, ti devi mettere la giacca, devi sederti composto, mangiare con le forchette e comportarti in un certo modo; se vai all’Osteria di Sor Ciccio, ti comporti in modo differente. È una questione di sapersi comportare e di sapere dove sei. Se sai dove sei, riesci a usare il registro corretto per il pubblico e le occasioni che hai davanti”. Parenzo ha dimostrato di sapersi comportare con il pubblico, di saperlo accattivare e, soprattutto, rispettare. Così ha cambiato dentro e fuori questo format, trasformandolo in qualcosa di inedito.