La mossa di Forza Italia sul tema Ius Scholae sembra aver aperto una crepa nella maggioranza. Il vicepremier Antonio Tajani nei giorni scorsi ha riportato al centro del dibattito il tema dell'ottenimento della cittadinanza in Italia da una prospettiva inedita del suo partito. Per la Lega lo Ius Scholae non rientra nel programma di governo, ma la posizione di Tajani resta ferma e sembra convergere verso i segnali lanciati di recente dalla famiglia Berlusconi. Da Marina, che alcune settimane fa ha detto di sentirsi più in sintonia con la sinistra sul tema dei diritti civili, a Pier Silvio che avrebbe chiesto più spazio al PD nelle sue televisioni, come giorni fa si leggeva sul Fatto Quotidiano.
La sensazione è che tutta la galassia berlusconiana si muova in questa direzione, con Forza Italia che potrebbe puntare a ritagliarsi un nuovo spazio all'interno della stessa maggioranza di cui fa parte e la conseguente minaccia di spingere verso il cosiddetto campo largo, con due obiettivi: lanciare un segnale al PPE a livello europeo contro le derive estremiste della Lega, ma anche per una rilevanza nazionale: se lo spazio per spingere a destra manca perché c'è chi corre più veloce, aprirsi a tematiche più progressiste rappresenta forse l'unica strategia di crescita possibile, soprattutto se dietro al partito c'è la famiglia proprietaria del più grande polo televisivo privato d'Italia.
Ma se Forza Italia apre ai temi cari alla sinistra, cosa accadrà a Mediaset? In che modo una svolta di questo tipo condizionerebbe programmi come Quarta Repubblica, Dritto e Rovescio, Fuori dal coro? Non sono i soli, naturalmente, ma nomi come Nicola Porro, Paolo Del Debbio, Mario Giordano sono volti di punta, simbolici, che negli ultimi anni, ognuno col proprio tono, hanno operato in un ambito televisivo predisposto a dare largo spazio ai temi cari alle forze da cui è maturata l'attuale maggioranza in senso unidirezionale.
Non è un mistero che Giorgia Meloni non partecipa a talk show politici di Tv private che non siano quelli Mediaset, che considera strumento fondamentale per definire la propria immagine e rafforzare la sua leadership. Negli spazi Mediaset sa di trovare un clima conciliante, familiare, al contrario rifiuta svariati inviti della concorrenza, come Corrado Formigli e altri volti di La7 hanno più volte sottolineato.
Condizione che sta in piedi se la maggioranza è coesa, ma è lecito chiedersi cosa succederebbe se gli equilibri saltassero adesso che uno dei tre partiti principali che la compone, di proprietà della famiglia a capo delle emittenti Mediaset, trovasse la forza di staccarsi dagli alleati andando in direzione opposta su tematiche care all'opposizione, sparigliando le carte in quella lista di priorità su cui i partiti della maggioranza parevano essere d'accordo.
Tornando alla Tv, dunque, nel momento in cui le prese di posizione della famiglia Berlusconi e quelle di Forza Italia tracciano i confini di un perimetro in cui le opportunità di mercato e quelle politiche si incontrano, si potrebbe assistere nei prossimi mesi a una vera e propria "svolta progressista", se pur parziale, un cambio di approccio in grado di rompere gli schemi e costringere i contenitori di approfondimento Mediaset ad adattarsi a parametri nuovi, esuli dall'orientamento al sovranismo e a posizioni ultra conservatrici.
Grande attenzione, dunque, sulla stagione televisiva che sta per iniziare e le prossime, molto interessanti sotto il piano della proposta delle reti Mediaset e della ricaduta che un cambio di direzione potrebbe provocare sul mercato. Non senza rischi: da un lato una logica contraria alla polarizzazione destra-sinistra potrebbe allontanare inizialmente i telespettatori, non più certi di trovare esattamente ciò che cercano quando schiacciano i tasti del telecomando Mediaset; dall'altro, e questo non è affatto secondario, provocare disorientamenti e malumori tra i volti principali di Mediaset.