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Il Tg3 non va in onda e rispetta lo sciopero dei giornalisti Rai, Tg1 e Tg2 con edizioni regolari

Il Tg3 è l’unica testata giornalistica della Rai, ad aver rispettato lo sciopero indetto dall’Usigrai per il 6 maggio. Sebbene nel comunicato diffuso dal sindacato fosse chiara l’astinenza totale dal lavoro, Tg1 e Tg2 sono invece andate in onda con le rispettive edizioni in maniera regola, nemmeno ridotta.
A cura di Ilaria Costabile
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Il 6 maggio è stato indetto lo sciopero dei giornalisti Rai da parte del sindacato Usigrai, che prevedeva un'astinenza dal lavoro che, stando a quanto dichiarato nel comunicato diffuso nella giornata di ieri, domenica 5 maggio, sarebbe dovuta essere totale, come da tempo non accadeva nel Servizio Pubblico. Tra le varie testate Rai, a rispettare pienamente lo sciopero è stata solamente quella di Rai3.

Il Tg 3 è l'unico a non andare in onda

Alle 14:20, infatti, da palinsesto è prevista la messa in onda dell'edizione del Tg3 che, però, in piena conformità con lo sciopero indetto dall'Usigrai, non è andata in onda, come è accaduto anche per le edizioni regionali del telegiornale che non hanno raggiunto il numero minimo per il regolare appuntamento delle 14. Al posto del consueto spazio dedicato all'informazione, quindi, è stata trasmessa una puntata di Geo, storico programma della terza rete Rai. Anche la rubrica di Rai3, Tg Leonardo, dedicata all'ambito scientifico, non è stata trasmessa. Un messaggio chiaro, quindi, quello da parte dei giornalisti di Rai3 che hanno deciso di aderire totalmente allo sciopero che, di fatti, prevedeva un'astinenza totale dal lavoro, senza considerare nemmeno una fascia garantita dedicata ai telegiornali.

Edizioni regolari per le altre testate giornalistiche

La stessa prassi non è stata messa in atto dal Tg1 e dal Tg2 che, invece, sono andati regolarmente in onda. Per quanto riguarda il Tg2, l'appuntamento delle 13 è stato rispettato con tanto di servizi per tutte le aree di interesse del telegiornale, dalla politica, agli esteri, arrivando anche allo sport e allo spettacolo. Non sono mancati inviati in collegamento, per gli ultimi aggiornamenti sulle vicende d'attualità. Anche per l'edizione delle 13:30 del Tg1 non ci sono stati cambiamenti significativi, sebbene sul finire della messa in onda, sia stato letto un comunicato in cui si parlava di "edizione ridotta del telegiornale", con la risposta dell'azienda sulle ragioni dell'astinenza dal lavoro. A ben guardare, però, non si può dire che il Tg1 abbia ridotto servizi e informazione in favore dello sciopero, ma anzi le solite tempistiche sono state rispettate con la chiusura alle 14 e l'immediata staffetta con lo show pomeridiano La Volta Buona.

"Illegittimo che una minoranza faccia fallire lo sciopero"

A commentare la questione è stato Vittorio Di Trapani, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) che si è scagliato contro chi, di fatto, ha boicottato lo sciopero indetto dall'Usigrai, vanificando anche i motivi dello sciopero stesso:

La libertà è anche di chi non vuole scioperare, ma è illegittimo che una minoranza si organizza con cambi di turni e si metta a disposizione per tentare di far fallire uno sciopero. Vorrei anche dire che se una minoranza riesce a mandare in onda un’edizione del tg dimostra solo che la maggioranza è in esubero. Se qualcuno in futuro proporrà esuberi in Rai saprà a chi citofonare. Non si sta facendo un danno alla sigla sindacale ma a tutta la redazione.

In aggiunta a quanto dichiarato, Di Trapani si sofferma sul rapporto che analizza lo stato della libertà di stampa nei vari paesi europei. L'Italia, al momento, è scesa nelle classifiche e lo sciopero del 6 maggio aveva lo scopo di sottolineare come, invece, sia necessario ristabilire l'assetto di un'informazione più libera e sempre meno politicizzata:

L’Italia è passata nella zona problematica della classificazione sulla libertà d’informazione. Lo sciopero di oggi è un atto di coraggio. Non parliamo solo di libertà di stampa e dei giornalisti, esiste un attacco ai diritti costituzionali. Non è un attacco ai giornalisti Rai, non attaccano solo l’Agi, Il Domani o Report. È un messaggio dato a tutte le libertà e a chiunque voglia dissentire. Questo sta avvenendo e per questo bisogna protestare.

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