Il Ministro della Cultura Sangiuliano guarda Barbara d’Urso in Tv, la conduttrice: “Sono orgogliosa”
Da anni non si parlava di un Ministro della Cultura quanto si sta parlando di Gennaro Sangiuliano da quando Giorgia Meloni gli ha assegnato la gestione del dicastero. L'ormai ex direttore del Tg2 ha fatto parlare da subito di sé per le parole sull'inversione del trend culturale, sui musei gratis e sulle fiction Rai da proporre (ha espresso il desiderio che vengano realizzati progetti su Montanelli, Fallaci, ma anche D'Annunzio e Pirandello), ma in queste ultime ore si parla di lui per quello che guarda in Tv mentre è al lavoro. Spoiler: Pomeriggio 5 di Barbara d'Urso.
La foto del ministro Sangiuliano
In una foto pubblicata sui social il Ministro si è mostrato nel suo ufficio insieme ai sottosegretari Vittorio Sgarbi e Gianmarco Mazzi, nonché un collaboratore, ma il dettaglio più evidente è proprio quello degli schermi televisivi alle spalle del gruppo di lavoro, da una parte un Tg (sembra essere RaiNews24) e dall'altra proprio il contenitore pomeridiano condotto da Barbara d'Urso.
Il commento di Barbara d'Urso
A far notare la cosa, ringraziando direttamente il ministro, è stata la stessa conduttrice, che ha ripreso il suo tweet dicendosi "orgogliosa sapere che, nell’ufficio del ministro della Cultura, al pomeriggio la tv è sintonizzata su Pomeriggio5. È un riconoscimento per il lavoro che tutti i giorni svolgiamo nella redazione di Videonews. Grazie ministro".
I commenti ironici si dividono la scena con quelli di approvazione, ma la sensazione è che la foto pubblicata da Sangiuliano non fosse affatto casuale, ma pubblicata anzi con l'intento provocatorio di chi sta incentrando la sua gestione su un'azione di rottura rispetto alla traduzione. Trend esplicitato in un'intervista rilasciata al Giornale nei giorni scorsi in cui, tra le altre cose, ha criticato la logica di distribuzione dei fondi per la cultura degli ultimi anni, criticandone il verso politico:
"L'erogazione di questi fondi è stata assolutamente unilaterale: si finanziavano film che fossero coerenti con una certa narrazione culturale della società italiana, della nazione e del mondo. Io, invece, voglio una cultura plurale. Come dice Marcello Veneziani bisogna rompere la cappa. Tutti devono avere pari dignità di esprimersi: non voglio sostituire a un'egemonia di sinistra un'egemonia di destra con un'operazione sostitutiva, ma voglio aggiungere. Se qualcuno vuole fare un film su D'Annunzio o su Pirandello, deve poterlo fare liberamente".