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Opinioni

Il flop prevedibile di The Couple con Ilary Blasi, Canale 5 deve salvarsi dalla schiavitù ai reality

L’esperimento di The Couple subito in affanno, schiacciato dai limiti di una rete che da troppo tempo, fatta eccezione per l’universo De Filippi, non sa concepire modelli di intrattenimento credibili alternativi ai reality. Che è un genere in decadenza sì, ma non è morto: bisognerebbe solo smettere di abusarne.
A cura di Andrea Parrella
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Che a Canale 5 ci sia della confusione, pare piuttosto evidente. Non tanto sul fronte dei numeri e degli ascolti, sui quali Mediaset rivendica una posizione da leader nella capacità di sfruttarli e renderli profittevoli. La confusione riguarda semmai l'indirizzo, i punti fermi sui quali puntare.

Dopo sei mesi estenuanti di Grande Fratello, portato stancamente a conclusione tra polemiche, contestazioni al televoto e dubbie scelte della produzione, è partito subito il nuovo progetto The Couple. Senza lasciare al suo pubblico un momento di respiro, Mediaset inaugura un titolo nuovo che è quasi sovrapponibile a quello che si è appena concluso una settimana prima, una sorta di Grande Fratello Bis, come scriveva Elisabetta Murina pochi giorni fa.

Gli ascolti di The Couple e lo "spreco" di Ilary Blasi

Al timone Ilary Blasi, che torna alla conduzione di una prima serata su Canale 5 dopo una lunga pausa. La precedeva una certa attesa, o meglio la speranza di un vento di novità, che non ha trovato riscontro. Alla seconda puntata il programma registra un vistoso calo di ascolti, crollando al 13% in una serata complessa che purtroppo rende inevitabile pensare a un flop. Ed è un peccato. Una conduttrice capace, con estro creativo e una naturale inclinazione a generare imprevisti, che sono il sale della televisione generalista, costretta in un copione da reality che presenta il conto dell'inerzia di chi scrive e la stanchezza di chi manovra il telecomando. Sacrificare il talento sull'altare del meccanismo pare essere una strategia in cui rifugiarsi da troppo tempo a Cologno Monzese, considerazione che ci conduce verso una visione di insieme in cui The Couple è solo un pezzo del puzzle, senza troppe responsabilità oggettive.

L'abuso deleterio di reality

Perché il punto è uno solo: il reality è in decadenza, ma non è morto. Questo genere ha una sua capacità di produrre storie ed essere redditizio, come dimostra la legge di un Grande Fratello eternamente destinato a una chiusura ma che tornerà, perché la sua durata semestrale lo rende molto più vantaggioso di quanto si creda, riducendo i costi sul lungo periodo e garantendo introiti da ascolti durevoli nel tempo, anche se non eccezionali. Il problema non è il reality in sé, ma l'abuso che se ne fa.

Da anni, ormai, l'intrattenimento di prima serata Mediaset è segnato da una sovrabbondanza di reality che genera il doppio effetto atroce di diseducare il pubblico della rete a linguaggi diversi e limitare lo spazio per proposte alternative, salvo che non portino il marchio De Filippi. Tra queste rientrava La Talpa, ad esempio, i cui presupposti produttivi e distributivi lasciavano intuire l'idea di diversificazione, l'intento di aprire un nuovo spazio, poi immediatamente abbandonato dopo i risultati negativi.

La ricetta per salvarsi

Insomma, Mediaset deve salvarsi da questa deriva e può farlo solo dimostrando un coraggio che in questo momento fatica a trovare, quello di mettere al centro nuove idee ed emanciparsi, lì dove possibile e su progetti mirati, dalla centralità del profitto pubblicitario a breve termine per costruire il profitto del futuro. Pare un manifesto, è vero, ma forse è ciò di cui l'azienda avrebbe bisogno.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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