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Il Bar Stella di Stefano De Martino è una carezza prima di andare a dormire

La prima puntata del nuovo programma di Stefano De Martino sorprende e ci ricorda che si può fare ancora una tv senza ansia da prestazione.
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Il paragone è abusato ma non azzardato. L'atmosfera che si respira al Bar Stella di Stefano De Martino è la stessa di un varietà à la Renzo Arbore. La lezione è quella sua: fare "tv d'artista" e scappare via da ogni tipo di omologazione. In ordine sparso: ottima la mise-en-scène, la caratterizzazione dei personaggi, la presenza di elementi che danno un tocco di vero e proprio realismo magico, con l'uso del mimo corporeo e della commedia dell'arte, fino ai tempi dilatati, dove ogni momento è sfruttato e goduto e non buttato via. La sigla è trascinante sulle note della "Disperata erotica band" che chiarisce le basi da cui parte il programma: "Balla, lo diceva Lucio Dalla, che l'impresa eccezionale è proprio la normalità". 

Il carosello che anima il Bar Stella è una varia umanità che pesca dalla commedia all'italiana: c'è l'avvocato azzeccagarbugli D'Afflitto (Giovanni Esposito), il professore Siniscalchi, che ricalca le teorie di Bellavista e che rilancia la figura di Mario Porfito, la professoressa sapiosessuale (Marta Filippi) che si eccita quando spiega figure retoriche come l'anacoluto: "Signorina, troppa cultura", la ferma Stefano De Martino, "ho avvertito la potenza linguistica, ma non siamo abituati". Colpisce la figura austera e androgina di Ambrosia, la cassiera presentata da Stefano De Martino come la "cugina che vuole fare la soubrette" e che guarda tutti dall'alto verso il basso.

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Tra i momenti migliori della prima puntata anche gli alleggerimenti musicali, con Stefano De Martino mattatore alle prese con una serie di medley della grande tradizione cantautorale, e la presenza di Carola Moccia in arte La Niña, a cui è affidato un segmento quasi onirico in cui si eleva la canzone classica napoletana: ieri sera, la sua "Ipocrisia" ha fatto tremare il cuore.

Stefano De Martino sa tenere la scena e resta credibile anche nei monologhi, dove il rischio di sembrare retorici e decorativi – gli "orpelli" del Capuano di Sorrentino, tanto per chiarire – è sempre dietro l'angolo. Ieri sera, il monologo sulla pala del gelato usata da suo nonno nel bar, ha colpito al cuore: "Questa pala era la sua Excalibur. Ce l'ho chiaro in mente ancora il profumo di quel gelato e anche quello di mio nonno". Quello che è davvero interessante di questo programma, è che non ha ansia da prestazione e ce lo dice dritto in faccia con il sorriso di Stefano: si può ancora fare tv senza stare a guardare i tweet. Nonostante questo, il 6.3% di share per 864.000 spettatori netti sembra un inizio molto incoraggiante. Ma gli ascolti non sono la missione di questo late show atipico, ben scritto dallo stesso De Martino con Riccardo Cassini, Fosco D'Amelio, Francesco Velonà e Diego De Silva. Il Bar Stella vuole essere solo una carezza prima di andare a dormire.

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