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“Governo complice del genocidio”, studentessa in Tv interrotta da Maggioni: “Non posso accettarlo”

A In mezz’ora una studentessa presente alla manifestazione di Pisa pro Palestina in cui la polizia ha caricato gli studenti critica il governo tirando in ballo la società italiana che rifornisce armi a Israele. Monica Maggioni ribatte: “Puoi dire tutto ciò che vuoi, ma questo è un momento in cui fa molto comodo, a tanti, vedere il mondo spaccato in due”.
A cura di Andrea Parrella
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La vicenda del corteo studentesco caricato dalle forze dell'ordine a Pisa nel corso di una manifestazione pro Palestina è stato il tema politico del fine settimane appena trascorso, anche in virtù dell'intervento in merito del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha definito "un fallimento" l'utilizzo dei manganelli sui ragazzi. A proposito del confronto tra diverse posizione, molto interessante è stato il dibattito andato in onda domenica pomeriggio su Rai3 a In mezz'ora, con Monica Maggioni che ha ospitato Alessandra Mosca, presente al momento delle cariche, che ha offerto la sua testimonianza in collegamento da Pisa. "Quello che è successo è che noi siamo scesi in piazza venerdì perché c'era sciopero nazionale e ci siamo ritrovati, appena iniziata la passeggiata, un plotone a bloccarci l'accesso davanti a una scuola", sono state le prime parole della studentessa universitaria.

Il racconto delle cariche a In mezz'ora

Da studio Maggioni ha precisato si trattasse di una manifestazione e Mosca ha specificato: "La chiamo passeggiata perché è partita spontaneamente da un presidio, volevamo arrivare nelle scuole e nelle università qui intorno, ecco perché non lo chiamo corteo. Questa spontanea passeggiata è stata bloccata subito davanti al liceo artistico, con uno schieramento di forze mai visto in tanti anni, che ci ha caricati più volte, anche violentemente, nonostante ci fossero già ragazzi con le teste spaccate […] C'è stato un vero e proprio inseguimento delle forze dell'ordine, davanti a studenti che intendevano rimanere fermi". Quindi ha aggiunto:

Quella manifestazione non era solo per il cessate il fuoco, ma contro il genocidio.

Quindi la precisazione della giornalista: "Diventa importante in questo caso, capire bene le dinamiche delle cose, per evitare di cadere nel racconto superficiale, quello guardato da fuori. C'è stato un momento preciso, qualche ragione di innesco rispetto al tuo punto di osservazione?". Quindi la risposta della studentessa, che ha ricondotto le cariche al fatto che "la manifestazione era contro il genocidio in Palestina e contro il regime di apartheid di Israele". Maggioni l'ha quindi interrotta precisando: "Ti ho chiesto cosa hai visto, perché non credo ci fosse, dentro la polizia, un distinguo rispetto all'argomento. Quello che conta ora è la tua testimonianza per capire dove sia stato l'inizio". Mosca ha quindi ribadito la stessa risposta e Maggioni, contrariata, ha commentato lasciando intendere di essere poco persuasa dal fatto che le forze dell'ordine abbiano caricato gli studenti dopo un dibattito con gli studenti e la comprensione delle motivazioni della protesta:

Cioè voi avete parlato dell'argomento e siete stati picchiati. Permettimi di dirti e di dire che vorrei capirne di più perché, mentre è ovviamente fortissima la condanna del presidente della Repubblica, diventa importante fare una ricostruzione il più possibile attendibile, non credo che nel momento in cui i poliziotti hanno capito ci fosse un tema hanno iniziato a caricare, nonostante reputi l'esito inaccettabile.

L'attacco al governo

"Cosa volete continuare a fare?", ha quindi chiesto Maggioni alla studentessa: "Io studio scienze per la pace e sono fermamente convinta della possibilità di costruire una pace concreta – la risposta di Mosca – Quello che ho percepito venerdì penso sia sicuramente il fatto che c'è una chiara volontà delle istituzioni, del governo, delle forze dell'ordine, di bloccare ogni forma di solidarietà al popolo palestinese. Per questo vogliamo andare avanti nonostante le complicità dirette che il nostro governo ha rispetto al genocidio in Palestina, che le nostre università hanno nel genocidio in Palestina e che ogni istituzione in questo paese, comprese forze dell'ordine e armate hanno".

L'intervento della conduttrice

Qui Maggioni si è nuovamente inserita, contestando le affermazioni della studentessa, soprattutto in relazione all'uso della parola genocidio che necessita di un riscontro giuridico per essere adottata: "Io di sentir dire ‘complicità nel genocidio'… non posso accettarlo perché c'è un uso verbale non corretto. Noi ci occupiamo tutte le settimane della vicenda, c'è una corte penale internazionale che deve attribuire a ogni cosa il suo nome e sta facendo un lavoro. Ed è proprio lì, se mi posso permettere, dove corre l'analisi che non può sovrapporre tutto. Quando tu dici "complicità dirette" io mi sento di dirti che dobbiamo fermarci un istante, perché rischiate di fare il gioco esattamente opposto a chi vuole vedere le cose complesse semplicemente spaccate in due". Quindi Maggioni, per chiarire al pubblico l'inconsistenza di ogni sospetto di censura, ha aggiunto: "Questo è un posto dove di diritti e di Palestina si parla molto, nessuno vuole censurare, dico solo di stare attenti alle parole perché questo è un momento in cui fa molto comodo, a tanti, vedere il mondo spaccato in due". Mosca ha quindi voluto approfondire il concetto della complicità prima citata:

Infatti proprio per questo motivo penso sia davvero importante, quando parlo di complicità, di guardare come possiamo noi essere complici in ciò che succede. Le armi che sta usando Israele sono di Leonardo SpA, un'azienda italiana compartecipata dallo stato italiano, per questo siamo complici. Questa azienda ha accordi con la mia università e io sono profondamente delusa dalla mia università, in cui studio scienze per la pace mentre ci sono accordi con Leonardo SpA che contribuisce allo sterminio di una popolazione.

Quindi Maggioni, dopo averle lasciato chiudere il concetto, ha detto: "È giusto che tu, come tutti, perché credo profondamente nella libertà di espressione, abbia diritto di dire ciò che pensi. Penso anche che dentro una storia complessa come quella che raccontiamo dobbiamo metterci dentro anche elementi di analisi e complessità superiore".

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