Con il 14,22 % delle preferenze, Giselda Torresan è stata eliminata dal televoto nel corso della diciassettesima puntata del Grande Fratello 2023/24. Classe 1990, la concorrente aveva varcato la porta rossa del reality in odore di personaggio di punta. Amatissima da Signorini, l’unico a trovarlo spassosa oltre ogni ragionevole piano di realtà, si è dichiarata fin da subito operaia e montanara (nonostante a Fanpage.it risulti si sia licenziata prima di entrare), incarnando quel cliché da “faccia pulita” di cui il reality aveva disperatamente bisogno, specie dopo il diktat di Pier Silvio Berlusconi contro trash e furiose sceneggiate. In effetti, la fanciulla è riuscita nell’impresa di rappresentare alla perfezione la linea editoriale posticcia e per nulla credibile imposta alla trasmissione.
Intrappolata nel mesto ruolo di macchietta, si è ritrovata costretta a ripetere il mogio copione che le è stato scritto addosso tra Monte Grappa, scarponi e spropositato amore per Mauro Corona, senza mai mostrare nulla di sé che andasse al di fuori da tale canovaccio. Irreale e ripetitiva, il pubblico non è quindi riuscito a conoscerla, figuriamoci ad apprezzarla. Vediamo come mai la "ragazza d'altri tempi", fagocitata dal personaggio che ha pur dovuto interpretare, si è rivelata fastidiosamente "fuori dal tempo".
È anche possibile che Giselda Torresan sia una persona interessante, piena di vita e sfaccettature emotive. Il punto è che non abbiamo avuto modo di conoscerla davvero. Forse nemmeno per colpa sua, ma per scelte autoriali a dir poco kamikaze. Perennemente incantata da qualunque oggetto della contemporaneità, dalla macchinetta del caffè alla pietra pomice, la concorrente non ha perso occasione per ricordare all’Italia intera quanto lei si sentisse fuori luogo in quel contesto perché avvezza solo ai rifugi montanari che è solita frequentare nei fine settimana, quando stacca dal pesante lavoro in fabbrica. Tant'è che addirittura anche Cesara Buonamici è arrivata a mettere in dubbio la sua autenticità, interrogandosi su questa ossessione per le alture.
Si è perfino più volte professata inadatta all’interazione coi coinquilini “perché loro parlano di film, io di caprioli”. I reclusi di Cinecittà, dal canto loro, hanno provato a integrarla nel gruppo mettendosi a pettinarla, a sporcarle la faccia di make up, a vestirla “da donna”. Niente da fare, lei pur prestandosi al gioco, rimpiangeva gli scarponi.
Scarponi che, poi, non è che fossero così presenti nel feed del suo profilo Instagram. Per essere una ragazza avvezza solo al lavoro e all’ascetismo montanaro, contava oltre 100mila follower già prima di varcare la porta rossa del reality. E postava foto con vestitini attillati che ben poco si sarebbero adattati ai perigliosi sentieri del Grappa. “Quelle me le ha scattate la mia mamma la sera della festa aziendale della fabbrica”, si è giustificata lei in diretta, come se tali immagini avessero bisogno di alcuna giustificazione. Come se voler essere femminile fosse un peccato originale, comunque fuori personaggio, inaccettabile. Lo sarà pur stato per gli autori del reality, ma il pubblico da casa si è mangiato la foglia in fretta sulla “Heidi” di Cinecittà.
Inizialmente al centro dell’attenzione, sono emerse “prove” a testimonianza di come perfino la sua voce fosse artefatta, modificata per restituire l’idea dell’irresistibile paesanotta tontolona dal cuore grande. Alla lunga, la resa. Da svariate puntate, oramai, non si parlava nemmeno più di Giselda, confinata a qualche siparietto ripetitivo e stantio. Se è vero che c’è stato un tentativo di renderla tridimensionale, il racconto della dolorosa fine della sua unica storia d’amore che la fece soffrire assai, è anche lapalissiano che il telespettatore medio sia perfettamente in grado di riconoscere la mancanza di verosimiglianza, specie quando è totale.
Una donna di 33 anni, abitasse in cima ai monti o in riva al mare, non può non aver mai visto un film nel corso della propria vita. O almeno almeno averne sentito parlare. Lo sguardo pieno di stupore di Giselda nei confronti del quotidiano la ha penalizzata, rendendola più adatta al ruolo di comparsa cliché in qualche commediola italiana con poche idee e budget. Il modello-Giselda, purtroppo, permea l’intera linea editoriale del reality e così ci ritroviamo di fronte a concorrenti che, per copione, sono terrorizzati dall’idea di esprimere se stessi, rimanendo adesi a un canovaccio già scritto che, seppur noioso e castrante, li tiene lontani dal sensibilissimo rischio squalifica o reprimenda in diretta. Tengono, tutti o quasi, a sembrare buoni, incapaci della minima cattiveria, votati alla misericordia, ma soprattutto all’ingenuità.
Il Grande Fratello è diventato lo spin-off de Il Convento. Nel caso di Giselda, pure disperso tra i monti. E, anche per questo, nessuno ci crede più. Forse nemmeno i caprioli e le caprette. Che, in ogni caso, potrebbero risultare già più interessanti come new entry in quel di Cinecittà.