Giovanni Ciacci è il primo concorrente ufficiale del Grande Fratello Vip. Lo annuncia Alfonso Signorini sulle pagine del settimanale Chi con un’intervista nel corso della quale il concorrente rivela di essere sieropositivo. Una bomba, dal punto di vista comunicativo, che palesa la strategia pensata dal conduttore e dal suo team. Ragionata, frutto di un lavoro articolato ma, soprattutto, che si prefigge l'obiettivo di risultare vincente per tutti i soggetti in gioco. In particolare per il reality che, mettendo al centro un tema di grande impatto e da "servizio pubblico", assicura a Canale 5 settimane di attenzione.
Il tentativo di fare servizio pubblico nella tv commerciale
Alfonso Signorini è il conduttore di una tv privata. Il tentativo di fare una buona televisione deve, per questo, incrociare necessariamente gli interessi del target commerciale, quella fetta di pubblico ritenuta pregiata perché succulenta per le aziende che investono in pubblicità. Con l’ingresso di Giovanni Ciacci nella Casa, Signorini punta entrambi gli obiettivi: fare una televisione da “servizio pubblico” – quella che racconta com’è vivere la sieropositività oggi, che fornisce gli strumenti di base al pubblico generalista e che contribuisce ad abbattere i pregiudizi sul tema – e garantirsi, allo stesso tempo, ascolti e attenzione attraverso il racconto della malattia, tema di naturale presa sul pubblico da casa.
Vincono il Gf, lo spettatore e Giovanni Ciacci, ma è davvero una strategia senza vittime?
Ci guadagna il GF Vip, ma anche Giovanni Ciacci. Per lui si tratta di vita ma – anche – di lavoro e il ritorno è facilmente intuibile. Allo stesso tempo questo è un racconto che sulla carta farà bene al pubblico.
Il racconto di Ciacci nella Casa servirà ad abbattere pregiudizi, a rendere il tema della sieropositività più comune. La stessa intervista del conduttore su Chi rivela questo scopo. Ciacci specifica che chi si cura non trasmette la malattia. Una precisazione confermata dal professore Andrea Gori, infettivologo e direttore dell’Unità operativa di malattie infettive al policlinico di Milano che, a margine dell’intervista afferma: “Il GF aiuterà l’Italia a combattere lo stigma, la paura irrazionale che porta a isolare i malati, dovuta a pregiudizi e disinformazione. Farà capire che, grazie alle cure che bloccano la malattia, il sieropositivo non la trasmesse (nemmeno facendo sesso): può anche avere figli sani, il virus non passa neppure con la gravidanza”. Si tratta di dati già noti ma che potrebbero non essere ancora stati completamente assimilati da quel pubblico più lontano dal tema e quindi meno informato. Se così non fosse, Ciacci non si sarebbe ritrovato costretto a fare i conti con la “famosa collega” che ha chiesto a un direttore di rete della sua azienda di non far lavorare il presentatore perché malato.
Si tratta quindi di una strategia vincente a prescindere? Possibile, ma non scontato, soprattutto a più di un mese dal fischio di inizio. Sono già emerse alcune perplessità, ad esempio quelle di una parte della comunità LGTBQ+ che teme la scelta di attribuire a Ciacci la regia della narrazione possa contribuire a rafforzare il collegamento tra omosessualità e sieropositività, assioma che rischia di rafforzare lo stereotipo odioso dell'"omosessuale malato" invece che sradicarlo. Insomma, se la strategia è indiscutibilmente vincente, conterà molto di più la messa in atto.