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Giornalisti Rai confermano lo stato di agitazione, Usigrai indice sciopero il 6 maggio

Confermato lo sciopero dei giornalisti Rai, paventato durante l’assemblea dei Cdr dello scorso 17 aprile. L’Usigrai attesta nuovamente lo stato di agitazione del comparto giornalistico dell’azienda e afferma l’astensione dal lavoro nella giornata di lunedì 6 maggio 2024.
A cura di Ilaria Costabile
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Dopo il comunicato di Usigrai della scorsa settimana, in cui si paventava l'ipotesi di uno sciopero di cinque giorni dei giornalisti Rai che, intanto, avevano proclamato lo stato di agitazione, dopo l'incontro con i vertici dell'azienda, il sindacato conferma l'astensione dal lavoro per la giornata del 6 maggio.

Il sindacato dei giornalisti Rai conferma lo sciopero

Lo sciopero in questione sarà di 24 ore ed entrerà in vigore a partire dalle 5:30 di lunedì 6 maggio fino alle 5:30 di martedì 7, a seguito di un incontro di "raffreddamento con l'azienda", dopo il comunicato approvato dall'assemblea dei Cdr Rai, in cui si evidenziavano le criticità relative non solo alla mancata autonomia del Servizio Pubblico dalla politica, ma anche in merito ai contratti e alla gestione dei dipendenti. Questo, quanto dichiarato dall'esecutivo Usigrai:

Nel rispetto delle regole fissate dalla Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, non potranno aderire i giornalisti del Giornale Radio Rai che già saranno impegnati in uno sciopero sabato 27 aprile contro l'ipotesi di accorpamento del Gr Sport con Rai Sport e di Gr Parlamento con Rai Parlamento che svuoterebbe Radio1 della sua vocazione all news senza alcun vantaggio per la testata e l'azienda. Nei giorni precedenti verranno messe in atto una serie di iniziative sindacali come da mandato dell'assemblea dei cdr, dello scorso 17 aprile.

Vengono inoltre messi in luce nel documento i motivi che hanno generato la protesta dei giornalisti:

Questi i motivi della protesta: Il controllo asfissiante sul lavoro giornalistico, con il tentativo di ridurre la Rai a megafono del governo, l'assenza dal piano industriale di un progetto per l'informazione della Rai, le carenze di organico in tutte le redazioni, il no dell'azienda ad una selezione pubblica per giornalisti, la mancata sostituzione delle maternità, la disdetta dell'accordo sul premio di risultato, senza una reale disponibilità alla trattativa, la mancata stabilizzazione dei colleghi precari'

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